Cuba torna al centro del solito tira e molla diplomatico nelle relazioni con gli Stati Uniti. Joe Biden, poco prima della fine del suo mandato, aveva rimosso Cuba dalla lista statunitense di paesi sponsor del terrorismo, misura revocata subito dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Il neopresidente aveva infatti più volte criticato le aperture dei democratici al regime comunista, il culmine era stato raggiunto con la visita di Barack Obama all’Avana, la prima di un presidente americano dal 1928. Lunedì, è stata annunciata una nuova stretta da parte dell’amministrazione Trump attraverso una nota.
Il presidente americano ha infatti incaricato la sua amministrazione di esaminare le attuali sanzioni al fine di renderle più dure entro 30 giorni. L’obiettivo è quello di limitare le transizioni finanziarie che “favoriscono in modo sproporzionato il governo cubano, l’esercito, l’intelligence o le agenzie di sicurezza a scapito del popolo” nonché analizzare le politiche contro i dissidenti del governo.
I cambiamenti, come emerge dalla nota, potrebbero riguardare soprattutto il turismo, Washington si occuperà infatti di cercare modi per bloccarlo del tutto verso Cuba e limitare i viaggi educativi; un settore economico chiave dell’economia dell’isola. Come si legge in una scheda informativa, la nota di Trump “sostiene l’embargo economico contro Cuba e si oppone alle richieste, alle Nazioni Unite e in altri forum internazionali, per la sua revoca”.
L’amministrazione Trump ha inoltre incluso Cuba tra i sette paesi che sono soggetti a restrizioni rafforzate per chi ha visitato l’isola ed ha revocato gli status di protezione legale temporanea negli Stati Uniti per circa 300.000 cubani, misura che li proteggeva dal rischio di essere deportati. Come se non bastasse, sono anche state annunciate restrizioni ai visti per coloro che hanno lavorato nelle missioni mediche cubane.