Un incendio per attirare i soccorritori e poi aprire il fuoco. È questa l’ipotesi più accreditata sull’attacco armato che domenica pomeriggio ha sconvolto la comunità di Coeur d’Alene, nell’Idaho settentrionale. Due vigili del fuoco sono stati uccisi e un terzo è rimasto gravemente ferito mentre cercavano di domare un incendio sul versante della Canfield Mountain, area naturalistica assai frequentata da escursionisti e ciclisti.
Il probabile autore dell’agguato è stato identificato dalla polizia come Wess Roley, 20 anni, originario della California ma residente da circa un anno nella zona. Secondo quanto riferito dallo sceriffo della contea di Kootenai, Bob Norris, Roley è stato trovato senza vita nei pressi del luogo della sparatoria, con accanto un fucile da caccia. Secondo i primi accertamenti, sembra che si sia tolto la vita dopo lo scontro a fuoco con gli agenti.
Le vittime in uniforme sono Frank Harwood, 42 anni, capo battaglione dei vigili del fuoco della contea di Kootenai, e John Morrison, 52 anni, battaglione capo del corpo di Coeur d’Alene. Entrambi erano pompieri esperti: Harwood in servizio da 17 anni (e un passato nella Guardia Nazionale dell’Esercito), Morrison da 28.
Il terzo uomo colpito è Dave Tysdal, 47 anni, ingegnere del corpo dei pompieri cittadino. È ricoverato in condizioni critiche dopo due interventi chirurgici, secondo quanto comunicato dal capo dei vigili del fuoco di Coeur d’Alene, Thomas Greif.
Il movente dell’attacco resta, per ora, del tutto oscuro. Roley – ha spiegato lo sceriffo Norris – avrebbe avuto una breve interazione iniziale con i tre pompieri poco dopo il loro arrivo, che il capo dei vigili del fuoco della contea, Christopher Way, si è limitato a descrivere come “minimale”.
L’imboscata si sarebbe consumata poco dopo. “Per come sono stati aggrediti, non hanno avuto alcuna possibilità”, ha spiegato Way. Roley si sarebbe infatti appostato sugli alberi per colpire dall’alto, e avrebbe sparato i primi colpi subito dopo l’arrivo della squadra di soccorso. Il fuoco, secondo gli investigatori, sarebbe stato appiccato dal giovane proprio con l’intento di attirare i pompieri in trappola.
Il piromane avrebbe quindi continuato a sparare anche dopo l’intervento delle forze dell’ordine, compresi polizia locale, agenti federali e due elicotteri con cecchini a bordo. Fino al momento in cui ha rivolto l’arma verso se stesso e si è suicidato. Il suo corpo è stato recuperato poco dopo da una squadra SWAT mentre le fiamme continuavano a estendersi sul crinale.
Le autorità stanno ancora cercando eventuali altre armi che il ventenne potrebbe aver utilizzato, ma al momento l’unico fucile recuperato è quello trovato accanto al cadavere.
Lo sceriffo Norris ha riferito che Roley non aveva precedenti penali, ma era noto alle forze dell’ordine per cinque episodi minori, perlopiù legati a casi di violazione di proprietà privata. Da quanto emerso, viveva da solo a Coeur d’Alene, circa 420 chilometri a est di Seattle, probabilmente all’interno della sua automobile.
Scandagliando i documenti giudiziari è emerso come nel 2015, quando Roley aveva appena 10 anni, sua madre aveva denunciato il marito per minacce e violenze domestiche, sostenendo che l’avesse spinta a terra, sferrato pugni contro i muri e minacciato di incendiare la casa o tenderle un agguato con un fucile da cecchino. A quel punto un giudice californiano emanò un ordine restrittivo, inizialmente esteso anche al figlio ma poi limitato su richiesta del padre, che si proclamò non pericoloso. Nel novembre dello stesso anno alla donna fu concesso il divorzio, e divenne il genitore affidatario principale.
Roley aveva alcuni familiari in Idaho e in passato avrebbe manifestato interesse per una carriera nei vigili del fuoco, sebbene non abbia mai presentato domanda né svolto alcun colloquio.
“Non sappiamo perché sia successo tutto questo,” ha dichiarato in un comunicato il patrigno, Tony Cuchiara, tramite il suo legale. “Le nostre menti e i nostri cuori sono spezzati per le vittime, per chi soffre e anche per la nostra perdita.”