Nel solco della difesa degli ultimi tanto cara a Papa Francesco, oggi il suo successore sul soglio di Pietro ha lanciato un duro atto di accusa contro chi usa “la fame come arma di guerra”, mentre i potenti si arricchiscono grazie alla corruzione. Il messaggio di Papa Leone è rivolto alla FAO, l’agenzia dell’Onu per il cibo e l’agricoltura, che dal 28 giugno al 4 luglio è impegnata nella 44.ma sessione della Conferenza, il suo organo di governo. È il primo del suo pontificato e sottolinea che invece di combattere lo scandalo della fame, le risorse vengono usate per sostenere la corsa al riarmo.
Dunque da un lato il Papa stigmatizza i paesi che dedicano denaro alle armi, dall’altro sottolinea che in molti casi la fame viene usata ad arte, perché far morire di fame le persone è un modo molto economico di fare la guerra.
La fame, uno “scandalo”. Il pontefice non fa nomi ma sono tante le politiche e le guerre gestite da paesi democratici che potrebbero sentirsi coinvolti dal suo messaggio; dalla decisione degli Stati Ue di accedere alle richieste dell’amministrazione Trump e aumentare la spesa per la difesa Nato; alle tattiche di Israele che in molti accusano direttamente di usare proprio la fame (e il blocco degli aiuti alimentari verso Gaza) per piegare la popolazione palestinese. Due esempi, ma non certo gli unici; oltre 92 sono i paesi nel mondo coinvolti oggi da conflitti.
Assistiamo ai nostri giorni alla “polarizzazione delle relazioni internazionali”, ma “risorse finanziarie e tecnologie innovative vengono distolte dall’obiettivo di sradicare la povertà e la fame nel mondo per essere invece utilizzate per la produzione e il commercio di armi” scrive il Papa. Questo “alimenta ideologie discutibili”, “svilisce la comunione e allontana la fraternità e l’amicizia sociale”.
Leone XIV incoraggia il lavoro della FAO per “cercare risposte adeguate al problema dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione, che continua a rappresentare una delle maggiori sfide del nostro tempo”, come pure “tutte le iniziative per porre fine allo scandalo della fame nel mondo”. Cita la parabola dei pani e dei pesci per mostrare che “la chiave per sconfiggere la fame risiede più nella condivisione che nell’accumulo avido”. Dedica una parte del suo messaggio agli sforzi dell’agenda 2030 dell’Onu, incluso l’irraggiungibile obbiettivo “fame zero”, parla della tragedia “triste e vergognosa” delle popolazioni affamate: “sebbene la terra sia in grado di produrre cibo a sufficienza per tutti gli esseri umani, e nonostante gli impegni internazionali per la sicurezza alimentare, è deplorevole che così tanti poveri del mondo continuino a non avere il pane quotidiano”. In questi tempi terribili, poi, denuncia “l’uso iniquo della fame come arma di guerra”.
In guerra (e sempre di più sono i conflitti combattuti da bande di guerriglieri non sottoposti a controlli centrali), “gli agricoltori non possono vendere i loro prodotti in ambienti minacciati dalla violenza e l’inflazione sale alle stelle”; così “mentre i civili si indeboliscono a causa della povertà, i leader politici prosperano grazie alla corruzione e all’impunità”.
Leone XIV chiede l’adozione di “limiti chiari, riconoscibili e concordati per sanzionare questi abusi e perseguire autori ed esecutori degli stessi”. “Rinviare la soluzione a questa situazione devastante non servirà a nulla; al contrario, l’angoscia e le difficoltà dei bisognosi continueranno ad accumularsi, rendendo il cammino ancora più arduo e complesso”. Per il Papa “è imperativo passare dalle parole ai fatti, concentrandosi su misure efficaci che consentano a queste persone di guardare al presente e al futuro con fiducia e serenità, e non solo con rassegnazione, ponendo così fine all’era degli slogan e delle promesse ingannevoli”.
Poi il passaggio sul dramma dei cambiamenti climatici, poiché guerre, fughe, fenomeni migratori, insicurezza alimentare sono anche legati all’impossibilità di coltivare la terra in zone devastate da eventi estremi.”L’ingiustizia sociale causata dai disastri naturali e dalla perdita di biodiversità deve essere invertita per realizzare una giusta transizione ecologica che ponga l’ambiente e le persone al centro”, dice il Papa: “Per proteggere gli ecosistemi e le comunità svantaggiate, comprese le popolazioni indigene, dobbiamo mobilitare le risorse di governi, enti pubblici e privati, e organizzazioni nazionali e locali, affinché adottino strategie che diano priorità alla rigenerazione della biodiversità e alla ricchezza del suolo”. La Santa Sede, aggiunge, “sarà sempre al servizio della concordia tra i popoli e non si stancherà di cooperare per il bene comune della famiglia delle nazioni, avendo uno sguardo speciale per gli esseri umani più provati, coloro che soffrono la fame e la sete, e anche per quelle regioni remote, che non possono rialzarsi dalla loro prostrazione a causa dell’indifferenza di coloro che dovrebbero avere come emblema nella loro vita l’esercizio di una solidarietà incrollabile”. Vox clamantis in deserto, dice il Vangelo di San Marco: una voce che grida – inascoltata – nel deserto.
Intanto da Siviglia all’apertura della Conferenza delle Nazioni Unite arriva un’altra voce inascoltata; sul finanziamento dello sviluppo arriva un’altra voce inascoltata: quella del segretario delle Nazioni Unite sempre più fragili e irrilevanti, Antonio Guterrres, che lamenta “un mondo scosso da disuguaglianze, caos climatico e conflitti devastanti. Il legame tra pace e sviluppo è evidente. Nove dei dieci paesi con gli indicatori di sviluppo umano più bassi sono attualmente in conflitto. Eccellenze, la finanza è il motore dello sviluppo e in questo momento questo motore è soffocato” ha detto ai presenti. “Due terzi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono in ritardo. Raggiungerli richiede un investimento di oltre 4.000 miliardi di dollari all’anno. Ma questa non è solo una crisi di numeri. È una crisi di persone. Di famiglie che soffrono la fame. Di bambini che non ricevono vaccini. Di ragazze costrette ad abbandonare la scuola. Siamo qui a Siviglia per cambiare rotta. Per riparare e riavviare il motore dello sviluppo e accelerare gli investimenti con la portata e la velocità necessarie”.