Francis Kaufman tornerà presto in Italia. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Larissa, in Grecia, autorizzando l’estradizione del 58enne americano accusato del duplice omicidio che ha sconvolto Roma all’inizio di giugno. I corpi di Anastasia Trofimova e della figlia Andromeda, madre e bambina di due anni, sono stati scoperti nascosti tra gli alberi di Villa Pamphili il 7 giugno. L’uomo, dopo essersi rifugiato sull’isola di Skiathos, è stato arrestato tre giorni più tardi grazie a una triangolazione del cellulare. Ora è in attesa di essere trasferito nel carcere romano di Regina Coeli.
Ma l’estradizione non è l’ultimo atto di questa vicenda. È solo il prossimo. Perché a Roma, nel frattempo, le indagini continuano. E si concentrano su un oggetto preciso: una valigia. Nera, rigida, con le rotelle. Trascinata da Kaufman tra i sanpietrini del centro storico nei giorni in cui la sua compagna era già scomparsa e la bambina — forse — ancora viva.
Le squadre che la cercano sono composte da uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri, polizia giudiziaria, sommozzatori, unità cinofile e agenti dello SCO in abiti civili. Battono senza tregua il perimetro di Villa Doria Pamphilj e le sponde del Tevere, da ponte Sisto a ponte Marconi. Setacciano i sentieri, svuotano tombini, scrutano ogni grotta artificiale scavata tra le radici degli alberi. Sul lungotevere, a ridosso della banchina, controllano i punti dove l’acqua ristagna e la corrente trascina gli oggetti a fondo.
Secondo la procura, è lì che Kaufman potrebbe aver fatto sparire la valigia — nella notte tra il 4 e il 5 giugno — nel tentativo di eliminare ogni traccia. Dentro, presumibilmente, ci sono gli effetti personali di Anastasia: vestiti, dispositivi elettronici, forse un tablet che la donna usava per comunicare. Oggetti che potrebbero aiutare a ricostruire le ultime ore prima della morte, i messaggi inviati, eventuali richieste d’aiuto.
Un frame, catturato da una telecamera nei pressi di via Arenula, mostra l’uomo con il trolley mentre si allontana da largo Argentina. Una camminata rapida, direzione Tevere. Nessuna fretta apparente, ma lo sguardo basso. Da quel momento, del bagaglio non si è più trovata traccia.
Quando i corpi sono stati ritrovati, la scena era spoglia. Nessun documento, nessun telefono, nemmeno un biberon. Solo due sacchi a pelo, una coperta termica, pannolini e segni evidenti di notti passate all’addiaccio. Gli inquirenti sono convinti che la valigia contenga gli ultimi pezzi mancanti del puzzle. Ma soprattutto, che rappresenti la volontà di Kaufman di cancellare ogni identità, ogni legame. Come se, eliminando gli oggetti, potesse eliminare anche le persone.
Intanto la Procura indaga anche su un presunto finanziamento illecito legato al film Stelle della notte, mai realizzato, per cui sarebbero stati ottenuti 863 mila euro tramite la società Coevolutions. I documenti sono stati sequestrati al Ministero della Cultura. L’inchiesta si muove su due fronti: omicidio e frode. Ma resta ancora da trovare la valigia scomparsa, ritenuta elemento centrale per ricostruire l’intera vicenda.