Trump Mobile rinuncia al “Made in USA” per il suo smartphone dorato
Promesso come simbolo del patriottismo manifatturiero americano, lo smartphone T1 lanciato dalla Trump Organization non sarà più “Made in the USA”. Sul sito è ora descritto come “brought to life in the USA”, una formula vaga che maschera l’abbandono della produzione nazionale. Sparite anche le date di spedizione e alcune specifiche tecniche. Il telefono, gestito da una piccola compagnia di Miami collegata alla famiglia Trump, costerà 499 dollari più un abbonamento mensile da 47,45 dollari. Oltre l’80% dei componenti proviene dalla Cina.
Trump minaccia di querelare il NYT, ma il giornale rifiuta di scusarsi: “Abbiamo detto la verità”
Dopo le rivelazioni su un rapporto del Pentagono che contraddice le sue affermazioni sull’efficacia dei raid contro l’Iran, Trump ha chiesto al New York Times, tramite una lettera minatoria del proprio avvocato, una rettifica e scuse formali. Il quotidiano ha risposto con una lettera firmata a sua volta dai propri legali: nessuna ritrattazione, nessuna scusa. “Sarebbe irresponsabile, recita la lettera, che un presidente usasse la minaccia di una causa per zittire un giornale che ha riportato il parere di analisti dell’intelligence secondo cui il raid non ha distrutto il programma nucleare iraniano”. Gli avvocati hanno citato le stesse parole di Trump, che aveva definito i rapporti “molto inconcludenti”, e quelle di Rubio, che ha parlato di “programma civile” ma non di arma distrutta. La conclusione del Times è netta: “Abbiamo detto la verità. Continueremo a farlo”.
Trump nei guai al Senato, perché la riforma su Medicaid viola le regole parlamentari
Un punto chiave del maxi-provvedimento economico di Trump è stato bocciato dalla “Senate parliamentarian”, che l’ha giudicato in contrasto con le regole di bilancio. I punto conteso costituisce un forte taglio indiretto a Medicaid (l’assicurazione medica degli indigenti), che colpirebbe soprattutto gli ospedali rurali o fragili che dipendono da questo meccanismo per restare aperti. La parlamentarian, Elizabeth MacDonough, è la stessa figura non-partisan che negli anni scorsi ha già costretto i democratici a riscrivere o cancellare interi pezzi delle proposte legislative di Biden. Ora a farne le spese sono i repubblicani, che contavano su quei tagli a Medicaid per finanziare 3.800 miliardi di sgravi fiscali, in buona parte alle fasce straricche.
Trump ha quasi pareggiato con Harris tra le donne latine, il voto ispanico ha virato a destra
Secondo un’analisi approfondita del Pew Research Center, Donald Trump ha ottenuto risultati storici tra gli elettori ispanici nel 2024: ha conquistato il 48% del voto latino, contro il 51% di Kamala Harris. Tra gli uomini ispanici ha vinto 50% a 48%, mentre tra le donne latine è arrivato al 46%, contro il 52% della vicepresidente. Nel 2016 il divario a favore dei Democratici era di 38 punti. In otto anni, Trump lo ha ridotto a 3. Le latine segnano la svolta più clamorosa: un balzo di 26 punti rispetto al 2020.
Marco Rubio vuole azzerare i programmi del Bureau of Democracy
Secondo un’esclusiva del Guardian, il Dipartimento di Stato USA si prepara a cancellare quasi tutti i programmi del Bureau of Democracy, Human Rights and Labor (DRL), riducendo di circa 1,3 miliardi di dollari l’assistenza estera destinata a promuovere la democrazia in regimi autoritari. Su 391 sovvenzioni attive, ne sopravviverebbero solo due. La decisione rappresenta uno stravolgimento radicale della politica estera americana e ha spiazzato anche funzionari interni. A sostituire i programmi tagliati, proposte bizzarre come l’accoglienza degli afrikaner sudafricani e l’assistenza legale a Marine Le Pen. Una svolta che, con buona pace del segretario di Stato Marco Rubio, smentisce decenni di retorica bipartisan sull’America come “faro della libertà” (come amava dire Ronald Reagan quando si batteva contro il totalitarismo sovietico).
Cittadina USA arrestata da ICE a Los Angeles, per “colpa del colore della pelle”
Andrea Velez, 32 anni, è stata prelevata in pieno giorno da agenti federali davanti al suo posto di lavoro a Loas Angeles. La scena, ripresa in video, ha fatto il giro dei social e sollevato indignazione: la famiglia assicura che Velez è una cittadina americana senza alcun precedente. È rimasta irrintracciabile per 24 ore, finché un avvocato non l’ha localizzata in un centro di detenzione. Ancora ignote le accuse a suo carico: “L’hanno presa per la pelle scura, non per quello che ha fatto” ha denunciato l’avvocato Luis Carrillo. Intanto l’LAPD, la polizia di Los Angeles, presente sulla scena, si difende dalle accuse di aver collaborato con gli agenti di immigrazione: “Ci siamo limitati a gestire la folla”.
Bambino di 6 anni con leucemia detenuto da ICE
Arrestato con la famiglia in tribunale a Los Angeles: Una madre e i suoi due piccoli figli, uno dei quali, un bimbo di 6 anni, è malato di leucemia, sono detenuti da quasi un mese in un centro per migranti in Texas, dopo essere stati arrestati da ICE nei corridoi del tribunale di immigrazione di Los Angeles. La famiglia, in fuga dall’Honduras e legalmente presente negli Stati Uniti come richiedente asilo, era in aula per un’udienza quando è stata bloccata senza preavviso. Il bambino ha perso un appuntamento medico cruciale, mostra segni fisici di peggioramento e vive nel terrore, secondo la denuncia presentata da avvocati per i diritti civili. “Sono stati rinchiusi in condizioni che mettono a rischio la loro salute e i loro diritti” ha detto Elora Mukherjee, docente alla Columbia. Il governo difende l’operato di ICE, ma la petizione in tribunale chiede il rilascio immediato della famiglia e il blocco della deportazione.
Cresce il sostegno a una sanatoria per gli immigrati irregolari
Bocciata l’azione dell’ICE: Secondo un nuovo sondaggio nazionale della Quinnipiac University, il 64% degli elettori statunitensi preferisce offrire alla maggior parte degli immigrati senza documenti una via verso la regolarizzazione, contro il 31% che vorrebbe deportarli. Sei mesi fa, il sostegno alla sanatoria era più basso (55%). Il consenso attraversa le linee partitiche: lo sostengono l’89% dei democratici, il 71% degli indipendenti e persino il 31% dei repubblicani. Intanto, il 56% degli elettori disapprova il modo in cui ICE sta gestendo le deportazioni. “Gli americani vogliono una strada legale, non un’escalation di retate,” ha commentato l’analista Tim Malloy.