Donald Trump minaccia ancora una volta di fare causa ai media. Questa volta, è il New York Times a finire nel mirino del presidente, aver riportato un rapporto interno del Pentagono che smentisce le sue affermazioni iniziali sui raid aerei da lui ordinati contro l’Iran lo scorso fine settimana.
Mentre Trump ha affermato che gli attacchi hanno “distrutto” gli impianti nucleari del Paese, il rapporto trapelato stima che il programma nucleare iraniano potrebbe aver subito una battuta d’arresto di soli tre-sei mesi, poiché i funzionari locali sono stati in grado di adottare misure preventive.
Secondo il Times, l’avvocato personale del presidente, Alejandro Brito, ha inviato questa settimana una lettera ai vertici del quotidiano in cui contesta le affermazioni contenute nel rapporto, e sottolinea che l’operazione in Medio Oriente è stata un “successo militare storico e clamoroso”. Il legale ha anche affermato che l’articolo del Times “ha minato la credibilità e l’integrità del presidente Trump agli occhi dell’opinione pubblica e della comunità professionale”. Brito ha quindi richiesto le scuse ufficiali del giornale.
La risposta del quotidiano newyorkese non si è fatta attendere. L’avvocato del Times David E. McCraw ha infatti comunicato alla controparte che il giornale si rifiuta di ritrattare qualsiasi parte dell’articolo contestato dal presidente. McCraw ha messo in dubbio le affermazioni di Brito e gli ha ricordato le parole pronunciate da Trump durante il recente vertice NATO, in cui ha affermato che i primi rapporti di intelligence successivi all’attacco in Iran erano “inconcludenti”.
McCraw ha anche fatto riferimento ai commenti del Segretario di Stato e Consigliere per la Sicurezza Nazionale Marco Rubio, secondo cui l’Iran potrebbe avere “un’arma nucleare civile”
“Potremmo non essere d’accordo su molte cose, ma credo che possiamo concordare sul fatto che ciò che il Presidente e il più alto diplomatico americano stanno dicendo – ovvero che Trump potrebbe aver esagerato quando ha detto che i siti iraniani erano stati ‘distrutti’, che l’impatto del bombardamento era incerto, e che l’attacco non ha eliminato la minaccia rappresentata dall’Iran – non è falso e non diffama il Presidente”.
“Facciamo affidamento sui nostri servizi segreti affinché forniscano il tipo di valutazione imparziale di cui tutti abbiamo bisogno in una democrazia per giudicare la politica estera del nostro Paese e la qualità delle decisioni dei nostri leader”, ha aggiunto il legale, “Sarebbe irresponsabile da parte di un’organizzazione giornalistica sopprimere tali informazioni. E sarebbe ancora più irresponsabile da parte di un presidente ricorrere alla minaccia di una causa per diffamazione per cercare di mettere a tacere una pubblicazione che ha osato riportare che gli esperti di intelligence qualificati, professionali e patriottici impiegati dal governo degli Stati Uniti ritenevano che il Presidente potesse essersi sbagliato”.
“Non è necessaria alcuna ritrattazione”, ha concluso McCraw, “Non ci saranno scuse. Abbiamo detto la verità al meglio delle nostre capacità. Continueremo a farlo”.