Il candidato sindaco di New York, Zohran Mamdani, fresco vincitore delle primarie democratiche cittadine, continua ad essere oggetto di attacchi da parte di esponenti repubblicani.
Giovedì, il socialista 33enne, di origini ugandesi, è finito nel mirino del deputato del Tennessee Andy Ogles, che in un post rilasciato sui social ha affermato che Mamdani dovrebbe essere privato della cittadinanza statunitense, ottenuto nel 2018, e deportato.
Nel suo post su X, Ogles ha anche chiesto alla Procuratrice Generale Pam Bondi di indagare su una canzone scritta da Mamdani del 2017, “Salaam”, spiegando che in una delle sue strofe sosteneva la Holy Land Foundation for Relief and Development, un gruppo i cui leader sono stati condannati per aver contribuito a finanziare i terroristi di Hamas.
Il deputato repubblicano sostiene dunque che il testo di Mamdani dovrebbe dare il via a un’indagine sulle sue “affiliazioni o simpatie” che non sono state rivelate durante la sua procedura di naturalizzazione.
Le scioccanti dichiarazioni di Ogles rientrano nella serie di attacchi islamofobi che i repubblicani hanno rivolto al giovane progressista, che se eletto a novembre diventerà il primo sindaco musulmano di New York.
Commentatori di destra, come la cospirazionista Laura Loomer, hanno affermato che vi sarà “un altro 11 settembre a New York” sotto la guida di Mamdani, mentre la deputata Elise Stefanik lo ha definito “jihadista”. Anche la deputata Nancy Mace ha rapidamente lanciato un sondaggio su X chiedendo ai suoi follower se Mamdani dovesse essere ” denaturalizzato e deportato” in seguito al post di Ogles.
Nelle ultime settimane, il candidato sindaco ha ricevuto anche minacce di morte via social. Lo stesso Mamdani ha affermato: “Ricevo messaggi come ‘l’unico musulmano buono è un musulmano morto’”.
Ogles, da canto suo, è noto da tempo per le sue dichiarazioni razziste e controverse, tra cui quelle sulle politiche DEI, responsabili secondo la sua opinione, del tragico incidente aereo avvenuto a Washington, DC, a gennaio.
Le dichiarazioni del repubblicano sono inoltre in linea con il rinnovato interesse dell’amministrazione Trump nell’ampliare le iniziative di “denaturalizzazione”, un processo estremamente raro che negli ultimi decenni è stato solitamente utilizzato solo per revocare la cittadinanza agli americani con legami con gruppi terroristici o criminali.