La Corte Suprema si appresta a concludere il suo mandato di nove mesi venerdì con una serie di sentenze cruciali, tra cui un caso altamente atteso che potrebbe ridefinire il concetto stesso di cittadinanza americana. In gioco c’è il tentativo dell’amministrazione Trump di porre fine alla cittadinanza automatica per diritto di nascita, sancita dal 14° emendamento.
La Corte, con una maggioranza conservatrice di 6 a 3, ha ancora sei casi da decidere tra quelli discussi nell’attuale mandato, iniziato a ottobre. Oltre alla cittadinanza, le decisioni riguarderanno anche il diritto di voto, i diritti religiosi e l’assistenza sanitaria, temi che riflettono l’impronta ideologica sempre più marcata del tribunale.

In questo contesto, giovedì, la Corte ha già emesso una sentenza a favore della Carolina del Sud che limita i diritti dei pazienti Medicaid nella scelta del proprio fornitore sanitario. Con sei voti favorevoli e tre contrari, la Corte ha stabilito che i beneficiari del programma Medicaid non possono citare in giudizio gli Stati per far valere tale diritto. La sentenza, scritta dal giudice Neil Gorsuch, rappresenta una vittoria per la Carolina del Sud e per altri Stati a guida repubblicana che cercano da anni di revocare i finanziamenti pubblici a Planned Parenthood.
Il caso era nato da un ordine esecutivo emesso nel 2018 dal governatore repubblicano Henry McMaster, che aveva escluso Planned Parenthood South Atlantic dai rimborsi Medicaid, pur riconoscendo che i fondi federali non potevano essere utilizzati per praticare aborti. Una paziente, Julie Edwards, e la stessa Planned Parenthood avevano contestato la decisione, sostenendo che violava una clausola federale che garantisce ai pazienti Medicaid la libertà di scegliere il proprio fornitore sanitario. I tribunali inferiori avevano dato loro ragione, ma la Corte Suprema ha ribaltato quelle sentenze.
“Il Congresso sa come autorizzare azioni legali private contro gli Stati, ma non lo ha fatto in questo caso”, ha scritto Gorsuch nella motivazione. La giudice progressista Ketanji Brown Jackson, in dissenso con la maggioranza, ha denunciato la decisione come un attacco al Civil Rights Act del 1871, affermando che “consente alla Carolina dedl Sud di eludere la responsabilità per la violazione dei diritti dei pazienti”.
Chief Justice John Roberts announces that tomorrow, Friday, June 26, will be the last opinion day of the term. That means will get these remaining #SCOTUS opinions: pic.twitter.com/WWgZCV5SZ6
— Katie Buehler (@bykatiebuehler) June 26, 2025
Planned Parenthood ha condannato la sentenza, definendola “una grave ingiustizia” che colpisce “il fondamento stesso della libertà americana”. Paige Johnson, President & CEO di Planned Parenthood South Atlantic (PPSAT), un’organizzazione che fornisce servizi sanitari riproduttivi, contraccezione, screening oncologici e assistenza di genere nelle comunità più vulnerabili del Sud-Est degli Stati Uniti, ha dichiarato che la decisione rischia di far sprofondare la Carolina del Sud in una crisi sanitaria ancora più profonda.
Dal 1976, la legge federale vieta l’utilizzo dei fondi pubblici per finanziare aborti, salvo in casi di stupro, incesto o pericolo di vita per la donna. Tuttavia, Medicaid è tenuto a rimborsare “qualsiasi fornitore medico qualificato” per servizi diversi dall’interruzione di gravidanza. Planned Parenthood South Atlantic, con strutture a Charleston e Columbia, continua a offrire esami medici, a basso costo per le fasce più vulnerabili della popolazione.
In South Carolina, i fondi Medicaid destinati a Planned Parenthood ammontavano a circa 90.000 dollari annui, una cifra irrisoria rispetto alla spesa sanitaria totale dello Stato, ma simbolicamente centrale nello scontro politico sull’aborto.
La sentenza potrebbe incentivare altri Stati controllati dai repubblicani a seguire l’esempio della Carolina del Sud, escludendo Planned Parenthood dai programmi pubblici. Diciotto Stati avevano sostenuto la posizione di McMaster, rafforzati dalla svolta giurisprudenziale del 2022, quando la Corte Suprema, nella causa Dobbs v. Jackson, ha ribaltato la storica sentenza Roe v. Wade che garantiva il diritto costituzionale all’aborto.
Il dibattito resta rovente. I sostenitori della sentenza parlano di “libertà degli Stati” di decidere a chi destinare i fondi sanitari. I critici denunciano invece un attacco sistematico ai diritti civili, soprattutto per le donne e le persone a basso reddito. Il conflitto legale su Planned Parenthood non si esaurisce qui: con nuove cause già all’orizzonte, la Corte Suprema continuerà a essere il campo di battaglia centrale nella guerra sull’aborto in America.
La Corte Suprema sempre più orientata su posizioni conservatrici e spesso in sintonia con le istanze dell’evangelismo politico e del movimento MAGA, si sta ritagliando un ruolo di protagonista nella ridefinizione dei diritti civili e sociali. Le sue sentenze mostrano una costante distanza dall’America progressista, spostando l’asse del diritto costituzionale verso una visione restrittiva del sociale. La decisione attesa domani sulla cittadinanza potrebbe rappresentare un nuovo, clamoroso spartiacque.