Niente più free rider. Per la prima volta dalla sua fondazione, la NATO introduce una soglia minima di spese militari. La due-giorni di summit dell’Alleanza Atlantica all’Aia ha stabilito che entro il 2035 ciascuno dei 32 Stati membri dovrà destinare almeno il 5% del proprio prodotto interno lordo alla difesa e alla sicurezza, più del doppio del criterio – non vincolante – fissato nel 2014, che era del 2% (tuttora non raggiunto da circa un quarto dei membri, Italia inclusa).
Il piano, contenuto nella dichiarazione congiunta firmata mercoledì, specifica che almeno il 3,5% del PIL dovrà essere riservato alle spese per la difesa “in senso stretto” (forze armate, armamenti, operazioni), mentre il restante 1,5% impiegato per infrastrutture critiche, capacità civili di risposta, innovazione industriale e rafforzamento della base produttiva militare.
Dietro la formula diplomatica — “uniti di fronte a minacce gravi e persistenti” — ci sono il deterioramento del quadro internazionale, la guerra in Ucraina, la pressione russa sul fianco orientale, la crisi in Medio Oriente e il ritorno della minaccia terroristica in Nord Africa e Sahel. Ma soprattutto, le lamentele crescenti degli Stati Uniti, e in particolare di Donald Trump, nel pretendere una ripartizione più equa degli oneri della sicurezza collettiva.
“Sono anni che lo dico: non può essere solo l’America a pagare per la difesa dell’Occidente”, ha dichiarato Trump nel corso della conferenza stampa di chiusura. “Questo voto aggiungerà oltre mille miliardi di dollari all’anno alla nostra difesa comune. Lo chiameremo L’Impegno sulla Difesa dell’Aia. È una vittoria per l’Europa, e per la civiltà occidentale”.
“Sono venuto qui perché era qualcosa che dovevo fare. Ma me ne sono andato da qui un po’ diverso”, ha detto Trump, che ha definito i leader della NATO un “bel gruppo di persone” e ha detto che “quasi tutti hanno detto ‘grazie a Dio per gli Stati Uniti’”.
L’inquilino repubblicano della Casa Bianca ha inoltre voluto sottolineare il legame tra il rafforzamento della NATO e la crisi ucraina: “L’Europa che si assume più responsabilità ci aiuterà a evitare futuri disastri come quello con la Russia. E speriamo di risolvere presto quella situazione”.
In un incontro durato circa 50 minuti, Trump ha discusso con il leader ucraino Volodymyr Zelensky proprio l’ipotesi di un cessate il fuoco. “Abbiamo parlato di come arrivare a una vera pace, di come proteggere il nostro popolo. Ringrazio il presidente e gli Stati Uniti per l’attenzione e la disponibilità”, ha scritto il leader ucraino in un post pubblicato su X a vertice concluso.
Non tutti i governi europei, però, si sono mostrati entusiasti della svolta sui contributi minimi. In particolare la Spagna, che ha manifestato riserve sulla sostenibilità economica del nuovo tetto. Alla fine, Madrid ha evitato il voto contrario, ma non ha aderito pienamente all’accordo. Circostanza che ha irritato non poco Trump, il quale è parso promettere una ritorsione sotto forma di dazi: “Vogliono approfittare un po’ della situazione, ma dovranno ripagarci con il commercio”.
Più ottimista Rutte, che ha definito l’intesa un “salto quantico” per l’Alleanza, ma ha anche avvertito che “è solo il primo giorno. Serve innovazione, serve rapidità. Le decisioni di oggi renderanno la NATO più forte e più giusta. Gli Alleati sono determinati: ci credono, sono uniti sull’articolo 5, e sono pronti a mantenere il fronte”.
Proprio sull’articolo 5 — la clausola che impone la solidarietà militare automatica in caso di attacco a un membro — si è soffermata la stampa, dopo alcune dichiarazioni ambigue di Trump al suo arrivo: “Ci sono molte definizioni dell’articolo 5, lo sapete”, aveva detto ai giornalisti sull’Air Force One. “Ma sono impegnato a essere loro amico, ho legato con molti leader, e sono impegnato ad aiutarli”.
Un passaggio che ha sollevato più di un sopracciglio tra i delegati europei, anche se Rutte ha provato a spegnere le polemiche: “L’articolo 5 è chiarissimo, ma come sempre non abbiamo mai dettagliato quando viene attivato”.
Il presidente finlandese Alexander Stubb, parlando con CNBC, ha definito il vertice “uno storico momento di riequilibrio” per l’Alleanza: “Più Europa, più coesione, più senso strategico”. Ha parlato di “clima freddo e composto” durante i lavori, ma anche di “molta autocongratulazione, meritata” per un’alleanza che torna “alle radici della deterrenza collettiva”.
Secondo Stubb, “gli europei si sono svegliati e hanno capito che il tempo dell’ambiguità è finito. Gli americani sono soddisfatti, e questo rafforza la coesione”. Una lettura condivisa anche dal ministro tedesco Wadephul: “La NATO resta compatta. Berlino ha fatto la sua parte, e ora è pronta a guidare una difesa europea più robusta”.
Dalla prossima primavera, ciascun Paese membro dovrà dunque presentare un piano annuale che delinei il percorso di crescita della spesa fino al 2035. Si tratterà di un processo incrementale ma vincolante, anche se al momento non sono previste sanzioni formali per chi resterà indietro. Rutte ha però lasciato intendere che “le aspettative sono chiare” e che l’unità dell’Alleanza si misura anche sul rispetto degli impegni finanziari.