Kilmar Abrego Garcia, l’immigrato salvadoregno di 29 anni deportato per errore a marzo e poi riportato negli Stati Uniti, resterà in custodia federale almeno fino a venerdì. Lo ha deciso mercoledì la giudice istruttrice Barbara Holmes, durante un’udienza a Nashville in cui le parti hanno discusso le condizioni del suo eventuale rilascio.
La giudice ha accolto l’accordo raggiunto tra il Dipartimento di Giustizia e i legali di Abrego su diverse condizioni, tra cui l’uso di un braccialetto elettronico e gli arresti domiciliari presso la sua abitazione nel Maryland. Tuttavia, Holmes ha chiesto ulteriori chiarimenti su due aspetti: la possibilità per Abrego Garcia di partecipare al processo anche se trattenuto dall’ICE e l’eventuale collocamento in un centro detentivo vicino a Nashville che consenta l’accesso ai suoi avvocati. Le memorie dovranno essere depositate entro venerdì, termine ultimo per la formalizzazione dell’ordine di rilascio.
Sebbene il giudice abbia stabilito che Abrego Garcia non costituisce un pericolo per la comunità né un rischio di fuga, è molto probabile che, una volta rilasciato dalla custodia dei Marshal, venga immediatamente trasferito all’ICE per l’avvio della procedura di espulsione.
“Quella parte del processo è al di fuori del controllo del tribunale”, ha spiegato Holmes rivolgendosi direttamente ad Abrego Garcia in aula. “Ma voglio essere certa che vi sia stata spiegata”.
Secondo i suoi avvocati, Abrego Garcia potrebbe essere espulso anche in un Paese terzo, dal momento che l’ordinanza del 2019 impedisce esplicitamente la sua deportazione in El Salvador.
La giudice ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di chiarire entro venerdì che misure intende adottare per evitare una rimozione immediata che comprometterebbe il processo penale federale in corso.
Abrego Garcia è un apprendista saldatore, regolarmente impiegato da due anni in una società di costruzioni nel Maryland. È iscritto al sindacato SMART (Sheet Metal, Air, Rail and Transportation) e, secondo il proprietario dell’azienda, Michael Coleman, è “un impiegato modello”. Vive negli Stati Uniti da oltre dieci anni. Nel marzo scorso è stato deportato a El Salvador, in una prigione di massima sicurezza, nonostante un ordine del giudice dell’immigrazione che ne vietava la rimozione per timore di persecuzioni da parte delle gang.
Il governo ha poi definito quella deportazione un “errore amministrativo”. Dopo forti pressioni legali e politiche, Abrego è stato riportato negli Stati Uniti all’inizio di giugno. È attualmente imputato per due reati federali: associazione a delinquere per il trasporto di migranti clandestini e trasporto a scopo di lucro di stranieri privi di documenti. Si è dichiarato non colpevole.
Le accuse si basano su un controllo stradale del 2022 in Tennessee, quando Abrego fu fermato alla guida di un SUV con nove passeggeri senza bagagli. All’epoca fu lasciato andare con un semplice avvertimento. Le indagini, ha ammesso un agente della Sicurezza Nazionale, sono iniziate solo nel 2025, mesi dopo la deportazione. Le testimonianze fornite contro di lui provengono da informatori in cerca di benefici legali, e sono state giudicate “vaghe”, “contraddittorie” e “basate su sentito dire”.
Il giudice ha inoltre stabilito che Abrego, se rilasciato, dovrà rispettare una lunga serie di condizioni: non potrà contattare testimoni o coimputati, né possedere armi, droghe o alcolici. Dovrà seguire un programma obbligatorio per la gestione della rabbia. Due anni fa, la moglie Jennifer Vasquez Sura aveva ottenuto due ordini di protezione nei suoi confronti, ma la coppia nel frattempo si è riconciliata.
Mercoledì, la galleria del tribunale era gremita di familiari, attivisti per i diritti degli immigrati e membri del clero locale. Abrego, in tuta arancione, è comparso in aula senza manette. All’esterno, decine di manifestanti hanno chiesto la sua immediata liberazione, in un caso che ormai da mesi attira l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica.
L’ultima parola spetta ora al giudice Holmes, che si pronuncerà ufficialmente venerdì. Fino ad allora, Kilmar Abrego Garcia resta in custodia cautelare federale, sospeso tra due sistemi, quello giudiziario e quello dell’immigrazione, che si contendono la sua sorte.