Dopo il recente attacco militare degli USA in Iran, hacker vicini a Teheran hanno preso di mira le banche americane, appaltatori della difesa e aziende petrolifere, senza però causare disagi importanti alle infrastrutture critiche o all’economia.
Tuttavia, secondo diversi addetti ai lavori, la situazione potrebbe diventare decisamente più spigolosa qualora il cessate il fuoco tra Teheran ed il vicino Israele dovesse crollare, o se gruppi di hacker indipendenti che sostengono l’Iran mantenessero le promesse di scatenare un proprio conflitto digitale contro gli Stati Uniti.
Due gruppi di hacker filo-palestinesi hanno affermato di aver preso di mira più di una dozzina di aziende aeronautiche, banche e compagnie petrolifere in seguito agli attacchi americani del fine settimana. Secondo i ricercatori del SITE Intelligence Group, che monitora l’attività dei gruppi, gli hacker hanno descritto dettagliatamente il loro lavoro in un post su Telegram, e hanno invitato altri “colleghi” a seguire il loro esempio.
Le autorità federali affermano di essere in allerta per ulteriori tentativi da parte dei pirati informatici di penetrare nelle reti statunitensi. In alcuni casi, questi gruppi hanno legami con agenzie militari o di intelligence. In altri casi, agiscono in modo completamente indipendente.
Il Dipartimento per la Sicurezza Interna ha pubblicato domenica un bollettino pubblico in cui avvertiva dell’aumento delle minacce iraniane. L’Agenzia per la sicurezza informatica e delle infrastrutture ha rilasciato una dichiarazione martedì, esortando le organizzazioni che gestiscono infrastrutture critiche come reti idriche, oleodotti o centrali elettriche a rimanere vigili.
Le richieste di rafforzare la difesa digitale degli Stati Uniti giungono dopo che l’amministrazione Trump ha deciso di tagliare alcuni programmi di sicurezza informatica come parte del suo sforzo per ridurre le dimensioni e le spese del governo.
Secondo il parere di alcuni esperti, le azioni militari degli USA potrebbero addirittura spingere Iran, Russia, Cina e Corea del Nord a raddoppiare gli investimenti nella guerra informatica. Come spiegato dall’imprenditore tecnologico Arnie Bellini, le operazioni di hacking sono molto più economiche di proiettili, aerei o armi nucleari. L’America, dunque, potrà anche essere militarmente dominante, ma la sua dipendenza dalla tecnologia digitale rappresenta sicuramente un punto debole.
Sebbene l’Iran non disponga delle capacità di guerra informatica di Cina o Russia, ha ripetutamente cercato di usare le sue forze per cercare di spiare i leader stranieri, un’azione che secondo gli esperti di sicurezza nazionale Teheran attuerà quasi certamente di nuovo, nel tentativo di scoprire le prossime mosse di Donald Trump. Già lo scorso anno, le autorità federali hanno accusato tre agenti iraniani di aver tentato di hackerare la campagna presidenziale del leader MAGA.