L’Europa in ordine sparso di fronte alla crisi mediorientale: se il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier britannico Keir Starmer dicono in sostanza che gli Stati Uniti hanno fatto bene a bombardare l’Iran, e Merz che Israele sta “facendo il nostro lavoro sporco”, per il presidente francese Emmanuel Macron quelli americani sono stati attacchi “fuori dal quadro della legalità” ed è la via diplomatica che deve essere perseguita contro il rischio della bomba atomica di Teheran.
Macron parlava da Oslo in conferenza stampa con il premier norvegese alla vigilia del vertice Nato dell’Aia (da stasera) e del vertice Ue di Bruxelles (da giovedì): “L’ho detto fin dall’inizio: se si può considerare legittimo neutralizzare delle strutture nucleari in Iran, tenuto conto degli obiettivi che ci prefiggiamo, non esiste però un quadro di legalità, no. E quindi bisogna dirlo chiaramente: non c’è legalità in questi attacchi, anche se la Francia condivide l’obiettivo di impedire all’Iran di dotarsi dell’arma nucleare. Noi riteniamo, con coerenza sin dall’inizio, che ciò debba avvenire attraverso la via diplomatica e tecnica”.
Questo non significa tanto che la Francia voglia smarcarsi dagli alleati europei, ma che di fronte all’opinione pubblica francese il presidente senta il bisogno di mostrare un minimo di indignazione verso Washington.
I paesi Nato che da stasera si riuniscono a cena e da domani con il presidente Donald Trump arrivano con posizioni un po’ (molto) diverse a esaminare la situazione in Medio Oriente, sia i bombardamenti israeliani su Gaza (che continuano anche se se ne parla sempre meno) sia l’offensiva fra Israele e Iran. Sono divergenze che impediscono ai paesi dell’Unione Europea, membri Nato o no (due gruppi che non coincidono ma contano molti Stati in comune) di avere un peso e una politica coerente di fronte a Israele. Ma non saranno divergenze tali da impedire dichiarazioni piene di buone e vaghe intenzioni misurate col bilancino fra il diritto all’autodifesa di Israele, il non diritto di Teheran alla presunta atomica e un generico invito alla moderazione; con un po’ di fortuna a Bruxelles ci si spingerà a perorare la causa di un cessate il fuoco a Gaza.
Divergenze anche sul tema del finanziamento della Difesa: il segretario generale della Nato Mark Rutte ieri ha annunciato che sarà firmato l’impegno a portare la somma al 5% del PIL (come gli USA chiedono insistentemente) entro il 2030. La Spagna del socialista Pedro Sanchez non è d’accordo.
Certamente non è comodissima la posizione di Trump sbarcato fra gli alleati Nato dopo i bombardamenti sull’Iran. Soprattutto perché il suo ruolo di peacemaker si è dimostrato una volta di più un fallimento; dopo aver annunciato lunedì trionfalmente la tregua (come a dire “abbiamo picchiato duro ma è servito”) ha dovuto ammettere che era stata subito violata. Parlando con i giornalisti, prima di partire alla volta dell’Aia
per il vertice Nato, si è lanciato in una delle sue analisi: “Non sono contento dell’Iran ma non sono per niente contento che Israele faccia così questa mattina a causa di un razzo che non è atterrato, che è stato sparato, forse per errore, ma che non è atterrato. Non sono contento di questo. Sapete una cosa? In pratica abbiamo due paesi che hanno combattuto così a lungo e così duramente che non sanno che c***o stanno facendo”.
Dall’Italia, Giorgia Meloni sceglie la via dell’equilibrismo, divisa fra l’alleato americano e i rapporti tradizionalmente buoni con l’Iran. L’UE in generale negli ultimi anni ha visto aumentare l’interscambio commerciale con Teheran, e l’Italia è il secondo paese esportatore (585 milioni di euro nel 2024 per lo più in macchinari, mentre importa soprattutto petrolio); il primo partner commerciale iraniano è la Germania. Presentando in Parlamento la sua relazione alla vigilia del vertice Ue, la premier è apparsa più vicina a criticare Washington del cancelliere tedesco.
L’Iran non deve avere la bomba, ma la situazione con Israele “si è aggravata a seguito dell’attacco statunitense a tre siti nucleari iraniani, non ci sfuggono i potenziali enormi rischi derivanti da una ulteriore destabilizzazione di una regione già molto provata” ha detto ieri alla Camera; parole che sfiorano la condanna. E ancora: “ribadiremo un obiettivo prioritario per l’Italia che è il cessate il fuoco a Gaza” dove “la legittima reazione di Israele a un insensato attacco sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili che chiediamo a Israele di fermare immediatamente”.
Quanto alla Nato e al finanziamento “Sulla difesa io la penso come i Romani: si vis pacem, para bellum…” ha detto oggi davanti al Senato. Se vuoi la pace, prepara la guerra: “Quindi la difesa non per attaccare qualcuno. Anzi, piuttosto se si hanno sistemi di sicurezza e di difesa solidi, si possono più facilmente evitare conflitti”. La segretaria del partito democratico Elly Schlein ha replicato, “sono passati duemila anni” dall’epoca dei Romani.