Il Dipartimento per la Sicurezza Interna ha annunciato che la Florida riceverà fondi federali per costruire nuovi centri di detenzione per immigrati irregolari. Tra i siti previsti c’è una struttura particolarmente controversa nelle Everglades, soprannominata “Alligator Alcatraz” dai funzionari statali per la sua collocazione remota e l’ambiente ostile che lo circonda.
Lunedì, la segretaria alla Sicurezza Interna Kristi Noem ha dichiarato che il finanziamento arriverà “in gran parte” dal programma di accoglienza e servizi della Federal Emergency Management Agency FEMA, un’iniziativa originariamente concepita per sostenere le comunità che accolgono migranti rilasciati dalla custodia lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. FEMA, l’agenzia incaricata di coordinare gli aiuti in caso di catastrofi, seppure sia stata ridimensionata pesantemente dalla nuova amministrazione repubblicana, avrà un ruolo chiave nella rinnovata strategia sull’immigrazione.
Noem ha affermato che, sotto la guida del presidente Trump, il Dipartimento sta lavorando a ritmo accelerato per individuare soluzioni economiche e innovative in grado di attuare il mandato popolare relativo alle deportazioni di massa di soggetti irregolari con precedenti penali. Ha aggiunto che, grazie alla collaborazione con la Florida, sarà possibile ampliare rapidamente strutture e posti letto, nel giro di pochi giorni.
La decisione arriva dopo che, la scorsa settimana, le autorità dello “Stato del Sole” hanno annunciato un piano per aiutare l’amministrazione federale a incrementare la capacità di detenzione in vista di un’accelerazione delle espulsioni. Il procuratore generale della Florida, James Uthmeier, ha rivelato l’intenzione di riconvertire un aeroporto semiabbandonato nelle Everglades.
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Uthmeier ha spiegato che la struttura che dovrebbe sorgere al suo posto è stata subito soprannominata “Alligator Alcatraz” perché, chiunque tenti la fuga si troverebbe ad affrontare alligatori e pitoni nelle insidiose zone umide che circondano l’area.
Uthmeier ha anche confermato l’approvazione del piano statale, che prevede la costruzione di diversi centri di reclusione capaci di ospitare complessivamente fino a 5.000 persone. Secondo quanto dichiarato, le prime carcerazioni potrebbero iniziare già dal prossimo mese. Le autorità assicurano che si tratterà di impianti temporanei, anche se la logistica degli edifici suggerisce una durata più lunga.
L’iniziativa si inserisce in una più ampia strategia di collaborazione tra gli stati a guida repubblicana e l’amministrazione Trump, volta a intensificare la repressione dell’immigrazione irregolare. Mentre il governo mira a estendere arresti ed espulsioni su scala nazionale, Florida, Texas e Louisiana stanno svolgendo un ruolo attivo nel consolidare e rafforzare le politiche migratorie restrittive.
In Texas, la Guardia Nazionale è stata autorizzata ad agire come corpo di polizia per l’immigrazione, un precedente che si riflette ora nel coinvolgimento diretto delle forze dell’ordine statali anche nello Stato peninsulare.
La proposta apre a interrogativi di natura legale, etica e ambientale. L’ipotesi di costruire un centro di detenzione in un’area ecologicamente fragile come le Everglades suscita preoccupazioni sia per l’impatto ecologico, sia per le condizioni riservate ai detenuti e il rispetto dei diritti umani. Inoltre, l’uso di espressioni evocative come “Alligator Alcatraz” contribuisce a costruire una narrazione che rischia di legittimare condizioni di isolamento estremo, ai limiti della crudeltà.
Tuttavia, per i promotori, questi complessi rappresentano una soluzione “pragmatica e necessaria” per garantire sicurezza e legittimità soprattutto in vista dell’espansione degli arresti previsti dall’agenda dettata dalla destra americana.