L’Iran ha lanciato una decina di missili contro obiettivi militari statunitensi in Medio Oriente, diretti in prevalenza il Qatar e, secondo fonti israeliane, anche verso una base americana in Iraq – ma quasi tutti apparentemente intercettati dalle difese missilistiche di Doha. Si tratta della prima risposta diretta all’attacco sferrato sabato dagli Stati Uniti contro tre impianti nucleari iraniani.
Poche ore prima, le autorità del Qatar avevano disposto la chiusura temporanea dello spazio aereo, parlando di “misure precauzionali” in seguito al rapido deterioramento della situazione.
Il Governo di Doha ha subito condannato gli attacchi iraniani come “una flagrante violazione della sovranità dello Stato del Qatar, del suo spazio aereo, del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite”, anche se molti esperti credono che il Qatar possa aver concordato con i pasdaran un attacco simbolico alle basi USA sul proprio territorio per disinnescare l’escalation con Washington.
Su X, Majed al-Ansari, portavoce ufficiale del Ministero degli Affari Esteri, ha affermato che i sistemi di difesa aerea di Doha “hanno sventato con successo l’attacco e intercettato i missili iraniani” e che il Paese si riserva il diritto di rispondere “in modo equivalente alla natura e alla portata di questa sfacciata aggressione”.
In una dichiarazione, il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano ha precisato che il numero di missili lanciati contro il Qatar è stato pari al numero di vettori impiegati dagli Stati Uniti nel loro attacco di sabato. “La base che è stata presa di mira dall’attacco delle potenti forze iraniane era lontana dalle strutture urbane e dalle zone residenziali del Qatar”, si legge nella dichiarazione. “Questa azione non ha rappresentato alcuna minaccia per il nostro paese amico e fratello, il Qatar, e il suo nobile popolo”.
A confermare l’operazione è stato anche il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (IRGC), che in una nota ha rivendicato un “attacco missilistico devastante e potente” contro la base aerea americana di Al-Udeid, definita “il centro operativo dell’aeronautica militare statunitense e la più grande risorsa strategica del suo esercito terrorista in Asia occidentale”. “L’Iran non lascerà impunita alcuna violazione della sua integrità territoriale, sovranità o sicurezza nazionale, in nessuna circostanza”.
“La Casa Bianca e il Dipartimento della Difesa sono al corrente e stanno monitorando da vicino le minacce contro Al-Udeid”, ha dichiarato ad Axios un alto funzionario dell’amministrazione Trump. Negli ultimi giorni, parte del personale e degli assetti era già stato trasferito.
Nel pomeriggio, il presidente Trump ha convocato una riunione d’urgenza con il Consiglio per la sicurezza nazionale. Già domenica aveva avvertito che “ogni ritorsione sarà accolta con una forza molto superiore a quella impiegata contro i siti nucleari”.
Il missile lanciato contro l’Iraq, secondo la fonte israeliana, era diretto contro una base americana non specificata. Un segnale, più che un vero attacco, che lascia però intravedere un possibile allargamento del conflitto su scala regionale.
In un video diffuso nei giorni scorsi, un portavoce delle forze armate iraniane aveva già preannunciato “conseguenze pesanti” per i raid statunitensi su Fordow, Natanz e Isfahan. “La decisione degli Stati Uniti di entrare nel conflitto amplia la lista dei nostri obiettivi legittimi”, aveva dichiarato. E poi, rivolgendosi direttamente a Trump: “Signor Trump, il giocatore d’azzardo: forse siete stati voi a iniziare questa guerra, ma saremo noi a finirla”.
Lunedì le cancellerie di Stati Uniti, Regno Unito e Cina hanno raccomandato ai propri cittadini presenti in Qatar di non lasciare le abitazioni.