Barron Trump ha sempre avuto una certa dimestichezza con il mondo digitale, tanto che nel settembre scorso, durante un’intervista, suo padre lo definiva già un esperto di criptovalute. Il leader del GOP raccontava con una certa sorpresa che il figlio parlava con disinvoltura dei suoi portafogli digitali, ne avrebbe addirittura quattro, mentre lui stesso ammetteva di non sapere nemmeno cosa fosse un wallet crypto.
Solo nove mesi dopo, lo scenario è cambiato radicalmente: il presidente ha incassato circa un miliardo di dollari grazie al progetto World Liberty Financial, una controversa impresa nel mondo delle valute virtuali. Ma a stupire è proprio la posizione del rampollo della dinastia, che secondo le stime della rivista economica Forbes potrebbe aver guadagnato fino a 40 milioni di dollari, ritrovandosi con un patrimonio personale che si aggira intorno ai 25 milioni, al netto delle imposte.
Una cifra che lo pone ben al di sopra, in termini di tempismo e profitti, dei suoi fratelli maggiori. Donald Jr. ed Eric Trump, infatti, in passato avevano partecipato ad alcune operazioni immobiliari del genitore, dalla torre di Las Vegas all’hotel di Washington, ma nessuna di queste aveva prodotto risultati paragonabili a quelli generati dalla cosiddetta finanza alternativa.
Nel white paper ufficiale di World Liberty Financial, un documento che mescola il gergo tecnico con il tono enfatico utilizzato da Trump, Barron viene citato come “ambasciatore web3”, un titolo condiviso anche con Don Jr. ed Eric. Tutti e tre risultano inoltre elencati come cofondatori del progetto, assieme ad altri quattro soggetti. Sebbene per mesi, è rimasta incerta la vera portata della loro partecipazione economica.
La svolta è arrivata con un documento di divulgazione finanziaria reso pubblico lo scorso venerdì dal politico repubblicano, che si è autodefinito “chief crypto advocate” e “cofondatore emerito” dell’iniziativa. Nel report, il presidente ha dichiarato di detenere il 52,5% delle quote, specificando che un ulteriore 22,5% è in mano a membri non meglio identificati della sua famiglia.
Nel frattempo, World Liberty Financial ha venduto token, beni digitali, per almeno 550 milioni di dollari, con i primi 30 milioni che sembrerebbero essere finiti direttamente ai suoi ideatori. Se le proporzioni fossero corrette, Barron avrebbe intascato circa 39 milioni di dollari, al lordo delle tasse. Tuttavia, alcuni dettagli rimangono incerti: i Trump avrebbero venduto una parte delle quote intorno a gennaio 2025, dopo la chiusura del periodo coperto dal documento ufficiale. L’entità e le tempistiche esatte di tale operazione potrebbero aver inciso significativamente sulle somme effettivamente percepite.
Il più giovane dei Trump ha quindi già fatto il suo ingresso trionfale nel business di famiglia. Nato negli anni dell’ascesa politica del padre, Barron era appena un bambino quando ” The Donald” scese la scala mobile dorata della Trump Tower per annunciare la sua candidatura presidenziale.
Durante gli anni vissuti a Washington, ha frequentato scuole d’élite come la St. Andrew’s Episcopal School di Potomac, con rette da 50.000 dollari annui. Successivamente, avrebbe proseguito i suoi studi alla Oxbridge Academy di West Palm Beach, in Florida, per poi trasferirsi nel settembre 2024 alla Stern School of Business della NYU, dove il costo annuo supera i 99.000 dollari.
Tuttavia, pare proprio che le spese universitarie non rappresentino un problema.