Come rivelato dal Washington Post, il presidente Trump avrebbe escluso il segretario della Difesa Pete Hegseth dalle discussioni chiave riguardanti un possibile intervento militare americano in Iran. Il leader statunitense si è invece rivolto a un piccolo gruppo di collaboratori meno influenti ma più esperti.
Il gruppo “Tier One” che fornisce consulenza al presidente è composto dal suo vice J.D. Vance, dal capo di stato maggiore congiunto, il generale Dan Caine, dal segretario di Stato maggiore Marco Rubio e dal direttore della CIA John Ratcliffe. Le fonti affermano che questo quartetto, che spesso usufruisce anche della presenza del generale Erik Kurilla del Comando centrale, conduca tutti i principali briefing militari e di intelligence.
Al contrario, sebbene Hegseth sia stato confermato all’inizio di quest’anno e abbia inizialmente svolto un ruolo centrale nell’amministrazione, la sua influenza è diminuita significativamente in seguito allo scandalo “Signalgate”.
La controversia è iniziata quando Hegseth avrebbe condiviso informazioni classificate riguardanti un piano di attacco aereo statunitense contro gli Houthi, nello Yemen, in una chat privata che includeva erroneamente un giornalista. Da allora, fonti interne alla Casa Bianca affermano che il capo del Pentagono ha perso buona parte della sua iniziale influenza, nonché la fiducia del presidente e della sua cerchia di fedelissimi.
Dopo l’episodio, i principali briefing militari si sono svolti senza di lui ed i membri del suo staff. Ora, mentre Trump valuta un possibile attacco contro Teheran, la pianificazione militare americana sembra essere nelle mani del generale Dan Caine, presidente dello Stato Maggiore Congiunto, e del generale Erik Kurilla, a capo del Comando Centrale degli Stati Uniti. Entrambi stanno guidando il coordinamento militare diretto con Israele, mentre le strutture iraniane sono sempre più sotto attacco.
“Non c’è alcun coordinamento operativo che coinvolga Hegseth”, ha invece dichiarato un funzionario al Washington Post, “nessuno sta parlando con lui”. L’esclusione di quest’ultimo dai briefing potrebbe avere conseguenze concrete. Alcuni esperti di sicurezza nazionale, ad esempio, si chiedono se un Segretario alla Difesa messo ai margini dalla pianificazione militare possa effettivamente guidare il Pentagono durante una potenziale guerra.
Visti i rumors sempre più insistenti degli ultimi giorni, il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, ha provato a smentire le voci circa l’allontanamento di Hegseth, affermando: “Il Segretario parla con il Presidente più volte al giorno e questa settimana è stato con lui nella Situation Room. Hegseth sta fornendo la leadership di cui il Dipartimento della Difesa e le nostre Forze Armate hanno bisogno e continuerà a lavorare diligentemente a sostegno del programma di pace attraverso la forza del Presidente Trump”.
Il leader del Pentagono non è l’unico funzionario federale ad essere stato tenuto lontano dalle riunioni incentrate sull’Iran. Pochi giorni fa, in occasione di un meeting a Camp David, la stessa sorte era infatti toccata a Tulsi Gabbard, direttrice dell’intelligence nazionale. In precedenza, Gabbard aveva rilasciato un video sul suo profilo X, in cui si diceva contraria ad un possibile attacco americano in Medio Oriente. Parole che hanno mandato su tutte le furie il presidente Trump.