“È mia figlia Anastasia”. A dirlo è una donna russa contattata dal programma Chi l’ha visto?, che sostiene di aver riconosciuto in TV il volto della giovane trovata morta a Villa Pamphili, a Roma, insieme a una bambina di otto mesi. Le due erano scomparse dopo un soggiorno a Malta. Lì, Anastasia era arrivata per studiare inglese. L’ultima videochiamata con la madre risale al 27 maggio. In linea con lei c’era anche il compagno, che assicurava di voler costruire una famiglia. Poi, un ultimo messaggio il 2 giugno: Anastasia parlava di alcune difficoltà, ma diceva che stavano cercando di superarle. La bambina si chiamava Andromeda, anche se più tardi sarebbe stata ribattezzata Lucia.
Le indagini internazionali confermano l’identità delle vittime: la donna sarebbe Anastasia Trofimova, nata in Russia nel 1996 e arrivata a Malta nel 2023; la bambina, Andromeda Ford, registrata all’ambasciata USA e uccisa pochi giorni prima del primo compleanno. La conferma definitiva arriverà dal confronto delle impronte.
Per giorni, madre e figlia erano rimaste senza nome. Aveva tra i 30 e i 40 anni, parlava russo, e secondo alcune testimonianze era un’informatica con competenze avanzate. È stata trovata morta tra i cespugli di Villa Pamphili. Accanto a lei, a circa 200 metri di distanza, il corpo della bambina. Gli esami del DNA avevano confermato che si trattava di sua figlia. Nessun documento, nessuna denuncia, nessuna traccia ufficiale.
Le autorità italiane avevano ipotizzato che la donna fosse ucraina, fuggita dalla guerra. Ma senza documenti, nulla era verificabile. Anastasia aveva vissuto per un periodo a Marsascala, nel sud di Malta, in un appartamento con vista sul mare, insieme alla bambina e a un uomo – oggi arrestato con l’accusa di duplice omicidio. Si muovevano come una famiglia, ma non risultano legami ufficiali né registrazioni anagrafiche. Nessuna unione civile, nessun certificato di nascita, nessuna visita medica documentata.
A Roma frequentavano la zona di Villa Pamphili. Secondo alcune testimonianze, dormivano in una tenda nascosta tra i rovi, che veniva smontata ogni mattina. Una vita precaria, invisibile. Un commerciante del mercato di via Gregorio VII ha raccontato che la donna usava i bagni pubblici per lavarsi. Il 7 giugno, i corpi sono stati scoperti nel parco: la bambina sarebbe morta per soffocamento, la madre tra il 21 maggio e i primi giorni di giugno. Dopo la scomparsa, anche la tenda è svanita.
Tre giorni dopo il ritrovamento dei corpi, l’uomo che era con loro continuava a inviare email per promuovere progetti cinematografici. È stato arrestato il 13 giugno in Grecia, dove si trovava sotto falsa identità. Davanti ai giudici ha rifiutato l’estradizione e definito gli italiani “mafiosi”. Ha precedenti per violenza ed era già stato fermato più volte a Roma, senza che venissero adottate misure.
Se confermata, l’identità di Anastasia e della piccola Andromeda potrebbe finalmente restituire un nome e una storia alle due vittime. Ma finché non arriverà un riscontro ufficiale dalle autorità russe, resta sospesa la domanda centrale: chi era davvero la donna che tutti, finora, chiamavano solo “Stella Ford”?