Negli Stati Uniti l’istruzione si sta facendo strada fuori dalle università. Crescono i corsi indipendenti ospitati in bar, librerie e birrifici, con lezioni che spaziano dalla fisica del baseball alla storia della chirurgia plastica. Il pubblico è composto da adulti curiosi, spesso stanchi della mediazione digitale e del sapere impacchettato.
A New York, “Lectures on Tap” propone talk da 45 minuti su temi come il solstizio d’estate o l’infedeltà coniugale. “Profs and Pints”, nato a Washington D.C., ha già aperto in dieci città. Il modello è semplice: un argomento, una voce competente, una birra sul tavolo.
Non si tratta solo di divertimento. Secondo diversi studiosi, la diffusione di questi format è anche una risposta all’atrofia mentale causata da internet, all’invecchiamento della popolazione, alla frammentazione del sapere. Studiare qualcosa, anche solo per una sera, è diventato un gesto contro l’abitudine allo scrolling passivo. Un antidoto al cosiddetto brain rot digitale.
Nel frattempo, anche online l’offerta si moltiplica. Substack ospita newsletter che funzionano come classi, con contenuti a puntate, bibliografie e compiti a casa. Alcuni utenti si affidano a chatbot per farsi creare syllabus su misura, con risultati altalenanti. Altri si iscrivono a corsi via Zoom, seguono seminari su Google Meet o via mail.
La giornalista Karen Attiah ha rilanciato il suo corso su razza e media, cancellato dalla Columbia University, via newsletter. Risultato: cinquecento iscritti in 48 ore e una lista d’attesa: 2.000 nomi.
Nel frattempo, librerie come Politics & Prose o birrifici di provincia continuano a ospitare corsi su poesia, storia, zecche e leggende architettoniche. Non si entra con un badge, ma con un biglietto da 10 dollari o un’offerta libera. Funziona lo stesso.