Un segnale forte e inequivocabile. Gli Stati Uniti hanno disposto la chiusura dell’ambasciata a Gerusalemme per almeno tre giorni, estendendo la misura anche agli uffici consolari di Tel Aviv. Una decisione che arriva in un momento di massima allerta, mentre cresce l’ipotesi di un coinvolgimento diretto di Washington nell’offensiva israeliana contro l’Iran.
Il Dipartimento di Stato ha comunicato la sospensione temporanea delle attività diplomatiche in Israele, giustificandola con la necessità di rafforzare la sicurezza del personale operante sul campo. La scelta, pur non accompagnata da un ordine di evacuazione per i cittadini americani presenti nel Paese, viene letta da molti analisti come un passo preparatorio a possibili gravi sviluppi.
La Casa Bianca, infatti, starebbe valutando se unirsi ai raid aerei israeliani lanciati venerdì scorso contro obiettivi strategici della Repubblica Islamica. Intanto le autorità iraniane, in particolare il Supremo Leader Ayatollah Ali Khamenei, hanno già fatto sapere che qualora gli Stati Uniti decidessero di prendere parte direttamente agli attacchi, reagirebbero colpendo basi e installazioni militari statunitensi in Medio Oriente.
Fonti interne al Dipartimento di Stato, hanno comunicato che sono già in corso piani di contingenza per affrontare eventuali evacuazioni o scenari di crisi. Anche se al momento non sono previsti trasferimenti d’emergenza, le istituzioni federali hanno precisato di essere pronte a intervenire rapidamente se la situazione dovesse precipitare.
Martedì, il presidente Trump ha incontrato il team per la sicurezza nazionale a Washington e ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Sebbene una decisione ufficiale non sia ancora arrivata, il dossier continua a essere seguito con la massima attenzione.