Il G7 di Kananaskis in Canada è diventato un G6 con la partenza accelerata di Donald Trump, ma Giorgia Meloni è riuscita ad avere un colloquio faccia a faccia con il presidente degli Stati Uniti prima che se ne andasse. Obbiettivo ricercato e raggiunto, colloquio all’aperto su una panchina, per parlare di Iran, di Israele, di dazi fra Stati Uniti e Ue (il termine per l’applicazione minacciata da Washington, il 9 luglio, si avvicina…). Resta da vedere se sia un’operazione di facciata per segnalare soprattutto al pubblico italiano che la leader di Fratelli d’Italia davvero ha un canale privilegiato con Trump; o se le parole della premier hanno un qualche peso per il presidente Usa.
Gli ultimi mesi dimostrano in verità che non ha sostanza, quel ruolo di “pontiere” con la Casa Bianca molto citato quando Trump è entrato in carica, in virtù delle posizioni conservatrici di Meloni che l’avrebbero resa una interlocutrice privilegiata fra Washington e Bruxelles. O almeno una voce ascoltata per il bene dell’Italia. Ma non risulta che Giorgia Meloni abbia avuto grande impatto su Trump, neanche nella visita alla Casa Bianca dello scorso aprile in cui avrebbe dovuto perorare la cause dei “dazi zero” fra Ue e Usa secondo la stampa italiana.
Non per sua colpa; ma, in verità, nessun altro leader al mondo ha impatto su Trump (né Meloni né gli altri che a Kananaskis lo hanno incontrato fra cui Ursula von der Leyen, il premier britannico Keir Starmer, il padrone di casa e premier canadese Mark Carney…). I suoi stessi consiglieri (come Elon Musk) sono passabili di decadere dal suo favore, come alla corte del Re Sole. Il privilegio accordato è appunto il fatto stesso di incontrarlo faccia a faccia. Il colloquio di Kananaskis, secondo palazzo Chigi “ha permesso di discutere dei più recenti sviluppi in Iran, riaffermando l’opportunità di riaprire la strada del negoziato”. Meloni ha anche insistito per un cessate il fuoco a Gaza; possiamo immaginare Trump che annuisce a dimostrare il suo accordo. Prosegue la nota del governo: “La conversazione ha permesso al presidente del Consiglio di confermare l’importanza del conseguimento di un accordo sul negoziato commerciale Ue-Usa e di affrontare il tema delle prospettive del prossimo vertice Nato dell’Aja”.
Meloni ha sempre promosso la necessità assoluta di mantenere aperti i rapporti con l’alleato americano, senza cui ogni soluzione delle crisi è impossibile. Qualcuno si chiede però se lei stessa non stia cominciando a spazientirsi di fronte a un interlocutore così poco malleabile; il tabloid britannico Daily Express ha addirittura chiamato in causa una “sensitiva delle celebrità ed esperta di linguaggio del corpo”, di nome Inbaal Honigam, per decrittare la postura della premier che durante la prima tavola rotonda del G7 ieri era seduta accanto ad Emmanuel Macron. Secondo il tabloid “Meloni è stata vista mentre sussurrava con il Presidente francese… visibilmente accasciata sulla sedia alzava gli occhi al cielo”. L’esperta assicura che la premier cercava di mascherare il suo disinteresse ma che parlando con Macron “la mano, poiché copre gran parte del suo viso, è un segno di segretezza: sta cercando di non rivelare le sue vere intenzioni”. Anche Macron si è chinato verso Meloni, schermandosi la bocca con il pugno. E’ possibile che la conversazione, per quanto interessante per entrambi, non avesse nulla a che vedere con il presidente Usa.

Trump comunque dopo aver lasciato il Canada ha trovato modo di insultare anche Macron dichiarando che “sbaglia sempre”. Il francese aveva ipotizzato con i giornalisti presenti al G7 il motivo della partenza dell’americano: avrebbe assicurato ai colleghi che “troveranno un cessate il fuoco, e poiché possono esercitare pressioni su Israele, le cose potrebbero cambiare.” Il presidente Usa si è irritato; Macron è “in cerca di pubblicità” e in un post sulla sua piattaforma Truth Social ha aggiunto “non ha idea del perché io stia tornando a Washington, ma di certo non ha nulla a che fare con un cessate il fuoco; il vero motivo è “molto più importante”.