Lunedì, il Dipartimento per la sicurezza interna ha comunicato al proprio personale di aver revocato le linee guida emanate la settimana scorsa, secondo cui gli agenti dell’immigrazione non dovevano effettuare incursioni e raid in fattorie, hotel e ristoranti.
L’improvviso dietrofront, che arriva dopo giorni ad altissima tensione, con decine di città statunitensi che hanno deciso di manifestare contro l’ICE, mette di fatti al bando le ultime “zone franche”, consentendo agli agenti di effettuare le incursioni anche in queste strutture.
Giovedì scorso, il DHS aveva inviato un’e-mail ai suoi dipendenti, chiedendo ai funzionari dell’immigrazione di “sospendere tutte le indagini/operazioni di controllo sui luoghi di lavoro, nel settore agricolo, nei ristoranti e hotel in attività”. Il messaggio è stato inviato poche ore dopo che Trump aveva espresso comprensione per le preoccupazioni sollevate dagli agricoltori e dai dirigenti del settore alberghiero in merito al suo piano di deportazioni.
Il presidente, recentemente, aveva subito pressioni da parte dei leader dei due settori, affinché allentasse la presa su una politica di espulsione radicale che stava costando loro decine di lavoratori migranti. Giovedì, lo stesso Trump aveva comunicato sui social: “Sono in arrivo cambiamenti per proteggere i nostri agricoltori”.
Tuttavia, con l’inizio della settimana, il governo federale ha deciso di ritornare immediatamente sui propri passi.
“Non ci saranno spazi sicuri per le industrie che ospitano criminali violenti o cercano intenzionalmente di minare gli sforzi dell’ICE”, ha dichiarato Tricia McLaughlin, assistente segretaria del DHS. “Il controllo sui luoghi di lavoro rimane un pilastro dei nostri sforzi per salvaguardare la sicurezza pubblica, la sicurezza nazionale e la stabilità economica”.
L’ICE ha subito forti pressioni da parte dei funzionari governativi affinché intensificasse gli arresti nel tentativo di raggiungere l’obiettivo di Trump di attuare la più grande operazione di deportazione nazionale della storia. Il vice capo di gabinetto della Casa Bianca, Stephen Miller, ha dichiarato il mese scorso che l’amministrazione vuole che l’ICE effettui almeno 3.000 arresti al giorno.
Lo stesso Miller si era opposto privatamente all’introduzione di zone franche per alcuni settori che dipendono fortemente da lavoratori senza status legale. Brooke Rollins, segretaria all’Agricoltura, si era invece schierata sul fronte opposto, esponendo a Trump le preoccupazioni dei dirigenti agricoli, danneggiati dalla perdita di manodopera.
Domenica sera, infine, lo stesso Trump ha in qualche modo preannunciato il dietrofront del governo, con un post sul suo account Truth Social che invitava i funzionari dell’ICE “a fare tutto ciò che è in loro potere per raggiungere l’importantissimo obiettivo di realizzare il più grande programma di deportazioni di massa della storia”.