Erano liberi, ma nessuno gliel’aveva detto. Così, secondo la storia, il 19 giugno 1865 migliaia di afroamericani in Texas vennero finalmente a sapere che la schiavitù era stata abolita due anni prima. Era l’inizio simbolico del Juneteenth, oggi festa federale, ma nata da una verità ritardata: la libertà annunciata ma non comunicata. Un evento storico, diventato simbolo di resistenza, emancipazione e memoria collettiva afroamericana.
Eppure, a 160 anni da quel giorno, proprio il ricordo di quell’affrancamento promesso vacilla. Nel 2025, in tutto il Paese, le celebrazioni del Juneteenth si presentano ridimensionate. Secondo gli organizzatori, la contrazione è dovuta alla crescente scarsità di fondi pubblici e alla ritirata delle imprese dallo spazio dell’attivismo civico e simbolico. A Denver, uno degli eventi più significativi, il Juneteenth Music Festival, ha perso il sostegno di oltre una dozzina di sponsor. Norman Harris, direttore della JMF Corporation che guida la manifestazione, ha riferito di un calo drastico di risorse e partnership, che rendono difficile mantenere la portata e la qualità delle iniziative.
Il fenomeno non è isolato. In tutto il Paese, enti locali e grandi brand stanno rivedendo e spesso tagliando il loro impegno verso le iniziative DEI (diversità, equità e inclusione). La pressione politica gioca un ruolo non secondario: l’amministrazione Trump, ha avviato un’offensiva per ridurre o eliminare i programmi dedicati all’inclusione, incidendo indirettamente anche sul tessuto culturale e simbolico della nazione.
Le celebrazioni del Juneteenth, dichiarato giorno festivo federale nel 2021, sono così diventate cartina tornasole di una crisi identitaria più ampia. Molti appuntamenti comunitari si svolgeranno con budget ridotti, palchi più piccoli, e meno attività educative e culturali, proprio mentre la necessità di ricordare e riflettere appare più urgente che mai.
Nel frattempo, anche u festeggiamenti del Pride sono stati colpiti da un clima di ritrazione sociale e politiche analoghe. Le grandi aziende, un tempo in prima linea con loghi arcobaleno e campagne pubblicitarie inclusive, si stanno muovendo con maggiore cautela o defilandosi del tutto. Il timore di contraccolpi e l’onda lunga delle guerre culturali stanno ridefinendo i confini del sostegno pubblico alla diversità.