Non si chiama Rexal Ford. Si chiama Charles Francis Kaufmann. È questo il vero nome dell’uomo accusato dell’omicidio della donna e della neonata ritrovate senza vita a Villa Pamphili, uno dei parchi più eleganti di Roma. L’identità riportata sul suo passaporto americano, sebbene formalmente autentica, risulta falsa: Kaufmann ha vissuto sotto il nome di Rexal Ford almeno dal 2019. A rivelarlo sono le verifiche incrociate tra autorità italiane, greche e statunitensi, che non hanno trovato alcun riscontro anagrafico al nome dichiarato dal sospettato, già al centro di numerose incongruenze emerse nel corso delle indagini.
Secondo quanto riferito da più testimoni e ricostruito in queste ore da fonti investigative, l’uomo – 46 anni, accento americano, corporatura robusta – si presentava spesso come produttore cinematografico. Raccontava di essere alla ricerca di location per un film e si diceva legato al mondo del cinema indipendente americano. Un’immagine costruita con precisione, al punto da convincere anche chi, nei giorni immediatamente precedenti al ritrovamento dei cadaveri, lo aveva incontrato in centro a Roma, dove cercava di instaurare nuovi contatti, soprattutto con giovani donne.
Quella che a molti sembrava una personalità eccentrica si sta rivelando ora una maschera. Il nome che utilizzava – Rexal Ford – appartiene, con ogni probabilità, a un cittadino americano ignaro, il cui passaporto sarebbe stato contraffatto o falsificato. Le autorità stanno lavorando con l’FBI per risalire alla vera identità dell’uomo e capire se sia già stato coinvolto in altri crimini simili.
Intanto, dalla Grecia è arrivato anche il video ufficiale dell’arresto, avvenuto sull’isola di Skiathos il 13 giugno. Nelle immagini, diffuse dalla polizia greca e rilanciate dalla stampa italiana, si vede l’uomo scortato da due agenti in borghese, mentre scende da un’auto nera e viene condotto all’interno di un commissariato. Appare tranquillo, quasi distaccato. Non oppone resistenza, non dice nulla. Una scena fredda, che contrasta con l’orrore dei fatti che gli vengono contestati.
A Roma intanto si continua a scavare nel passato della vittima, la donna che l’uomo chiamava “mia moglie” e che avrebbe usato il nome di Stella. Anche lei senza documenti, anche lei avvolta da una narrazione di identità fittizia. I due si sarebbero sposati, o avrebbero inscenato un matrimonio, a Malta, dove l’uomo avrebbe vissuto per un periodo, non da senzatetto – come ipotizzato in un primo momento – ma in una casa in affitto. Un testimone racconta che in quel periodo si atteggiava a intellettuale e regista, ma non risultano film all’attivo né progetti reali.
L’Italia ha chiesto ufficialmente l’estradizione. Le autorità greche valuteranno nei prossimi giorni, ma l’uomo, tramite i suoi legali, starebbe cercando di farsi rimpatriare negli Stati Uniti, forse per sfruttare un sistema processuale più favorevole. La domanda resta: chi è davvero l’uomo che si faceva chiamare Rexal Ford? E cosa cercava, fingendosi regista, nelle strade di Roma?