L’amministrazione Trump ha ordinato alla Immigration and Customs Enforcement (ICE) di sospendere la maggior parte dei raid nelle strutture che impiegano manodopera straniera nei settori agricolo, alberghiero, della ristorazione e della lavorazione della carne. Donald Trump stesso ha ammesso su Truth Social che le deportazioni di massa stanno danneggiando l’agricoltura e l’economia, riconoscendo che l’espulsione di lavoratori “molto validi e presenti da lungo tempo” in aziende agricole e strutture turistiche sta creando “vuoti difficili da colmare”.
È un’ammissione sorprendente, che conferma come le sue stesse politiche migratorie stiano colpendo lavoratori indispensabili e che molti immigrati privi di documenti non stiano affatto “rubando” il lavoro agli americani, come spesso sostenuto.
Trump è entrato in carica a gennaio e ha avviato una politica di deportazione di milioni di immigrati presenti negli Stati Uniti, scelta criticata dagli oppositori come anticostituzionale.
Negli ultimi mesi, mentre l’ICE si è concentrata sulla rimozione dei criminali, migliaia di immigrati senza precedenti penali sono stati comunque deportati. Le tattiche più aggressive dell’agenzia — comprese le incursioni a Los Angeles — hanno suscitato proteste e reazioni da parte dei democratici. Alcuni legislatori repubblicani hanno invece invitato l’amministrazione a concentrare gli sforzi su chi rappresenta una vera minaccia.
“Seguiremo la direzione del presidente e continueremo a lavorare per togliere dalle strade americane il peggio dei peggiori stranieri illegali criminali”, ha dichiarato Tricia McLaughlin, portavoce del Dipartimento della Sicurezza Nazionale, rispondendo a una domanda sulla nuova linea guida dell’ICE.
I gruppi dell’industria agricola statunitense chiedono da tempo che il settore sia risparmiato dalle deportazioni, che — come già sta accadendo — stanno stravolgendo l’economia della catena di approvvigionamento alimentare, fortemente dipendente dalla manodopera immigrata.