“Make America great again” non era lo slogan di Donad Trump che lo ha portato alla vittoria elettorale?
La grande parata militare di Washington non doveva essere la coronazione del suo potere e del suo settantanovesimo compleanno?
Con l’invito ad essere smentiti dai fatti, sul mall della capitale noi abbiamo visto un’altra cosa. Non piu’ di 20,000 persone(cifre ufficiali) rispetto alle 200,000 che si aspettavano. Un breve discorso di un presidente visibilmente mortificato che non fa nemmeno un cenno alle migliaia di proteste che hanno portato anche sotto la pioggia dai 5 agli 8 milioni di americani di tutte le eta’ che avvolti nella bandiera nazionale gridano “Non vogliamo un re”.
Il brutto tempo non lo ha aiutato ma quando qualche decina di carri armati e blindati con soldati in uniformi d’epoca che sembravano usciti dai musei, si sono messi a sfilare per ricordare i 250 anni della US Army, la delusione non ha avuto piu limite.
Se Putin,Xi o Kim avessero avuto per caso i televisori accesi data la differenza oraria, si puo’ scommettere che si sono messi a ridere. Se la coreografia militare trumpiana era quella, di sicuro il presidente non poteva offrire al mondo una visione piu’ modesta superata e patetica del suo paese, considerato ancora la piu grande potenza mondiale.
Ma il disappunto e il termometro piu evidente di questa operazione d’immagine fallita, si e’ avuto nei commenti degli analisti ultra trumpiani che proprio non volevano essere stati testimoni di quel deprimente e sforzato spettacolo anche se costato oltre 50 milioni di dollari per meno di 50 minuti.
E’ come se Donald Trump allergico allo sbarco in Normandia, avesse deciso, prima di partecipare al G7 del Canada iniziato in queste ore si volesse portare solo le cartoline della vittoria della seconda guerra mondiale dove l’America si in quella occasione ha dato una straordinaria lezione al mondo.
Ma la realta’ degli Usa 2025 che Trump proietta oggi e’ ben diversa. Un paese sempre piu’ isolazionista che vive in una bolla, non distingue tra alleati e rivali guidato da un presidente che promette la pace in un giorno in Ucraina, in due giorni a Gaza e assicura un negoziato promettente con l’Iran sul contenimento atomico mentre Israele bombarda in forma preventiva i siti nucleari col rischio di un’escalation incontenibile.
La coerenza, i principi, le linee guida della democrazia, non sono mai stati desideri trumpiani ma il presidente si vede smentito giorno dopo giorno nelle sue stesse promesse, proclami e minacce se occorre.
Anche la sua crociata contro l’invasione e la deportazione di tutti i criminali entrati illegalmente nel paese finisce fuori controllo . Si dimostra esagerata mal preparata e inspiegabilmente indiscriminata. Ma improvvisamente dopo le implorazioni del ministro dell’agricoltura lancia un contrordine agli squadroni degli agenti federali dell’Ice per bloccare la brutale cattura di semplici cittadini immigrati che lavorano onestamente nei campi o agricoli della California o negli hotel e ristoranti di Las Vegas o New York per mantenere le loro famiglie. Siamo a una nuova svolta?
Donald Trump in soli 5 mesi dall’inizio del suo secondo mandato e’ crollato nei sondaggi non ha una strategia sui dazi ne con l’Europa ne con la Cina.Censura e vincola la stampa, sta avviando gli Stati Uniti verso il disordine assoluto.
Ma un’America nel caos e nella paura con un presidente che rischia di abusare del suo potere, non fa comodo e non piace a nessuno. Nemmeno ai Maga.