L’Amministrazione Trump sta lavorando per estendere il travel ban ad altri 36 Paesi. Di questi 25 sono africani come Egitto, Gibuti, Nigeria e Ghana, oltre ad alcune isole dei Caraibi, Asia Centrale e Pacifico. In settimana è entrato in vigore il primo proclama presidenziale che proibisce ai cittadini di dodici nazioni di entrare negli Stati Uniti.
I Paesi colpiti questa volta sono: Angola, Antigua e Barbuda, Benin, Bhutan, Burkina Faso, Cabo Verde, Cambogia, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Gibuti, Dominica, Etiopia, Egitto, Gabon, Gambia, Ghana, Costa d’Avorio, Kirghizistan, Liberia, Malawi, Mauritania, Niger, Nigeria, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Sao Tomé e Principe, Senegal, Sud Sudan, Siria, Tanzania, Tonga, Tuvalu, Uganda, Vanuatu, Zambia, Zimbabwe. Che si uniscono a quelli già presi di mira dal primo travel ban: Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Yemen. E con restrizioni più severe: Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela.
Il memorandum del Dipartimento di Stato, firmato dal segretario Marco Rubio, già inviato ai consolati e alle ambasciate americane nei territori interessati e riportato dal Washington Post, offre ai governi 60 giorni per adeguarsi a standard più rigorosi su documenti d’identità, sovraffollamento di visti, controllo antiterrorismo e repressione di attività antisemitiche o antiamericane. Il documento individua una serie di carenze e problematiche da risolvere, fra le quali per esempio la possibilità di accettare cittadini provenienti da Paesi terzi allontanati dagli Stati Uniti.
Entro la mattinata di mercoledì 18 giugno, le 36 nazioni chiamate in causa dovranno rispondere con una prima bozza delle misure da applicare. Tuttavia, nel memorandum non è stato specificato quali conseguenze ci saranno se i Paesi interessati non cominceranno a lavorarci.
Alla notizia di un’ulteriore stretta sul travel ban, diverse associazioni umanitarie, organizzazioni che tutelano i diritti degli immigrati, ma anche i democratici hanno definito xenofobici e bigotti i tentativi dell’amministrazione Trump di emettere restrizioni generalizzate contro alcune nazioni.
Già nel 2018, durante il suo primo mandato, Trump aveva colpito con un travel ban alcuni Paesi a maggioranza musulmana. All’epoca il divieto aveva generato caos alla dogana degli aeroporti. Poi era stata l’amministrazione Biden a revocare ogni restrizione.