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“No Kings Day”: l’America in marcia contro il potere assoluto

Trump e la moglie Melania sfilano tra carri armati e le piazze degli Stati Uniti si riempiono per contestare il presidente

Massimo JausbyMassimo Jaus
“No Kings Day”: l’America in marcia contro il potere assoluto

Uno degli slogan alla protesta di No Kings Day a New York, 14 giugno 2025 - Foto di Terry W. Sanders

Time: 6 mins read

L’America dei contrasti: mentre i carri armati M1 Abrams e jet militari sfilano lungo Constitution Avenue a Washington, migliaia di persone, nonostante il maltempo, in tutti i 50 Stati hanno affollato parchi, piazze e strade al grido di “No Kings”. È stato un 14 giugno carico di simboli: il compleanno di Donald Trump, il 250° anniversario dell’Esercito americano, ma anche il giorno in cui milioni di cittadini hanno dichiarato, con discorsi, canti e silenzi, che l’America non è un regno e che il presidente non è un re. Intanto, dal podio sul National Mall, il capo della Casa Bianca elogiava l’esercito: “Se minacciate il popolo americano, i nostri soldati verranno a prendervi, la vostra morte sarà certa, la vostra fine sarà definitiva e la vostra rovina sarà totale e completa. I nostri soldati non rinunciano. Loro lottano lottano lottano!”

Da New York a Los Angeles, da Chicago a Houston, da Philadelphia a Portland, la protesta ha unito generazioni diverse in una mobilitazione nazionale. In totale, gli organizzatori hanno contato oltre 2.000 eventi in tutto il Paese, con l’adesione di centinaia di migliaia di persone.

A New York, la città più popolosa degli USA, oltre 25.000 persone hanno marciato sotto la pioggia lungo la Fifth Avenue, da Bryant Park fino a Madison Square Park, sventolando bandiere americane rovesciate e cartelli con scritte come “No Kings”, “Power to the People” e “Costituzione sì, autocrazia no”. Il corteo, pacifico ma deciso, è stato monitorato da migliaia di agenti del NYPD.

Sui gradini della New York Public Library, una folla compatta ha intonato cori e letto pubblicamente la Costituzione. A Brooklyn, centinaia si sono riuniti a Grand Army Plaza, dove si sono alternati interventi, canzoni folk e testimonianze, tra cui quella del presidente del borough, Antonio Reynoso.

“Quando ho visto tutta questa gente presentarsi nonostante la pioggia, ho capito cos’è davvero l’America – ha detto alla CNN Carol Sanjour, psicologa e attivista di Brooklyn. – Una comunità che non si arrende”.

 

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In New Jersey, Newark ha ospitato una manifestazione sorprendentemente partecipata. Il sindaco Ras Baraka e la deputata LaMonica McIver, sotto indagine per un episodio recente in un centro migranti, hanno marciato fino al tribunale della contea di Essex. McIver ha parlato davanti alla statua di Lincoln: “Non ci faremo zittire. Dobbiamo essere in prima linea per difendere la democrazia”.

A Philadelphia, migliaia di persone hanno sfilato da Love Park fino al Philadelphia Museum of Art, dove Martin Luther King III e il deputato Jamie Raskin hanno pronunciato discorsi accesi. “Tu non sei il nostro re e noi non saremo mai i tuoi sudditi”, ha tuonato Raskin, rivolgendosi direttamente a Trump.

A Los Angeles, le manifestazioni hanno assunto un tono particolarmente drammatico. Dopo una settimana di raid anti-immigrazione, la città è diventata epicentro della mobilitazione contro l’ICE e l’intervento militare federale. Oltre 20.000 persone hanno affollato il centro cittadino con cartelli come “Fuori l’ICE da LA” e performance artistiche. Il Dipartimento di Polizia di Los Angeles ha espresso “profondo turbamento” per l’attentato in Minnesota e ha rassicurato la popolazione che, sebbene non ci siano minacce attive, la sicurezza resta una priorità.

Ad Atlanta, la protesta si è concentrata a Liberty Plaza, con oltre 5.000 partecipanti che hanno cantato una versione riscritta dell’inno sportivo “Take Me Out to the Ball Game”: “Take Trump out of the White House”.

A Houston, il tono è stato più conciliante: manifestanti hanno distribuito fiori alla polizia e sventolato bandiere americane sotto una pioggia battente.

A Chicago, i manifestanti hanno marciato lungo il lungolago. Il capo della polizia è stato visto aiutare una donna caduta: una scena rara di solidarietà in una giornata comunque tesa.

A Boston, centinaia si sono radunati al Boston Common, leggendo ad alta voce articoli della Costituzione e discutendo dei poteri presidenziali. A Portland, nonostante la pioggia, la folla ha circondato il Civic Center in una catena umana. A Phoenix, si è manifestato sotto un insolito freddo, mentre a Miami, i cortei hanno attraversato il lungomare cantando in inglese e spagnolo.

In Minnesota, tutte le manifestazioni sono state annullate a seguito del brutale attentato in cui la deputata statale Melissa Hortman e suo marito sono stati uccisi da un uomo armato che si è finto poliziotto. Anche il senatore John Hoffman e la moglie sono rimasti gravemente feriti. Il governatore Tim Walz ha invitato i cittadini a non radunarsi per motivi di sicurezza. “Non possiamo rispondere al fanatismo con l’odio. Ma possiamo fermarci, riflettere e rifiutare la violenza come linguaggio politico”, ha detto Walz in un discorso serale.

A chiusura della giornata, a Washington c’è stata la parata militare voluta da Trump, con oltre 6.000 soldati, carri armati, aerei da guerra e fuochi d’artificio. Il presidente ha definito l’evento “un omaggio ai nostri eroi”, ma molti lo hanno percepito come un autotributo, uno show personale alimentato dalla sua boriosa autostima, con Trump intento più a contare applausi e nemici che a onorare un servizio militare che lui stesso non ha mai svolto. Il costo stimato dell’evento, 45 milioni di dollari, ha alimentato la polemica.

Secondo un sondaggio NBC News/SurveyMonkey, il 64% degli americani si oppone all’utilizzo di fondi pubblici per organizzare la parata. La contrarietà è schiacciante tra i Democratici (88%) e gli indipendenti (72%), mentre solo il 65% dei Repubblicani la sostiene. Tra i seguaci del movimento MAGA, il sostegno sale al 75%, ma scende al 56% tra i Repubblicani moderati.

“È una campagna elettorale mascherata da tributo patriottico”, ha dichiarato un ex generale in pensione.

Il Movimento 50501 – che ha coordinato la mobilitazione in tutti i 50 Stati – ha dichiarato che le proteste non sono la fine, ma solo l’inizio. “Non abbiamo re. Non abbiamo imperatori. Abbiamo la Costituzione. E continueremo a difenderla”.

E mentre a Washington si spegnevano gli ultimi fuochi d’artificio, a New York la Fifth Avenue si svuotava lentamente sotto la pioggia. Ma nessuno dubita che qualcosa, oggi, si sia rimesso in moto. Trump chiude la giornata con uno spettacolo pirotecnico e militare, l’altra America, quella che marcia, canta e resiste, sta dimostrando che la voce popolare è ancora viva. E che una democrazia, anche se ferita, può ancora scendere in piazza con la Costituzione in mano.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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