La guerra in Medio Oriente, cominciata 20 mesi fa con l’occupazione della Striscia di Gaza da parte di Israele in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, si è estesa a un altro fronte: l’Iran. Dopo più di 24 ore di terrore, bombardamenti e missili lanciati da entrambi i Paesi, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha minacciato: “Teheran brucerà” se continuerà a rispondere.
Il bilancio delle vittime cresce. L’esercito israeliano ha riferito che, durante l’attacco fra giovedì e venerdì contro le basi nucleari e militari iraniane, sono stati uccisi diversi generali, nove scienziati ed esperti ad alto livello coinvolti nel programma nucleare di Teheran. L’ambasciatore dell’Iran alle Nazioni Unite Saeed Iravani ha riferito che a questi si aggiungono altri 78 morti e oltre 320 feriti. Secondo i media locali, anche un edificio residenziale nelle periferie della capitale è stato abbattuto e “sessanta persone, tra cui venti bambini, sono morte”. La risposta iraniana non si è fatta attendere con un doppio attacco su Gerusalemme e Tel Aviv, che ha costretto gli israeliani a rifugiarsi sotto terra. Il risultato: tre persone sono state uccise e decine sono state ferite.
In un video su X, il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha rivendicato gli attacchi all’Iran annunciando che non si fermerà finché qualsiasi minaccia contro Israele non verrà eliminata. Poi ha esortato il popolo iraniano a ribellarsi al governo di Ali Khamenei.
Dal canto suo, l’Iran non sembra arretrare: “Qualsiasi Paese che tenti di difendere il regime” di Israele “dalle operazioni dell’Iran – ha dichiarato a CNN un funzionario di Khameneri – vedrà, a sua volta, le sue basi e posizioni regionali diventare nuovi obiettivi”. E poi l’accusa dell’ambasciatore all’ONU Iravani: “Non vi è alcun dubbio sulla complicità degli Stati Uniti negli attacchi israeliani, poiché sono stati condotti con la cooperazione politica e logistica di Washington. Non dimenticheremo che persone sono state uccise in Iran in attacchi israeliani, con armi americane”. Con questo sfuma la possibilità di trovare un accordo sul nucleare con Washington. Il prossimo colloquio era fissato per domenica in Oman. Il ministro degli Esteri omanita Badr al-Busaidi ha annunciato su X che i negoziati che si sarebbero dovuti tenere a Muscat “non ci saranno, ma la diplomazia e il dialogo rimangono gli unici percorsi per una pace duratura”. Di più: secondo una fonte intervistata dall’agenzia di stampa iraniana Fars, “la guerra si estenderà nei prossimi giorni e includerà anche le basi statunitensi nella regione”.
I leader del mondo si sono espressi a favore di una de-escalation del conflitto. Papa Leone XIV ha lanciato un appello “alla responsabilità e alla ragione” affinché le due parti e abbassino le armi. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha scritto su X: “Ho parlato con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Il rischio di un’ulteriore escalation nella regione è pericolosamente alto. La diplomazia deve prevalere”.
Anche il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto chiamando entrambi le parti, in due momenti diversi. In un comunicato del Cremlino, Putin ha detto al leader iraniano Masoud Pezeshkian che Mosca condanna le azioni di Israele contro Teheran, “intraprese in violazione della Carta delle Nazioni Unite”. Dall’altra lato, ha esortato Netanyahu alla diplomazia. Nella loro conversazione, “ha sottolineato l’importanza di un ritorno al processo dei colloqui e della risoluzione di tutte le questioni riguardanti il programma nucleare iraniano rigorosamente attraverso mezzi politici e diplomatici”.
Contemporaneamente Gaza è sotto assedio. Secondo le autorità locali, sedici palestinesi sono stati uccisi da un bombardamento nella notte fra venerdì e sabato e altri undici sono morti durante una sparatoria nei pressi del centro di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation. Più di cento i feriti. L’organizzazione, con sede principale in Svizzera e appoggiata da Israele e Stati Uniti, ha dichiarato di non aver operato nella giornata di sabato, ma questo non ha impedito alle persone di avvicinarsi alla struttura e pregare per ricevere del cibo. La popolazione gazawi sta morendo di fame.