“In Italia, anche il sorriso è un’arte”. Così recita lo slogan di una nota clinica odontoiatrica milanese, diventata ormai una tappa fissa per centinaia di pazienti stranieri. Dalla Svizzera alla Germania, passando per Regno Unito e persino Stati Uniti, sempre più persone scelgono l’Italia non solo per ammirare il Colosseo o gustare un buon Chianti, ma anche per sedersi sulla poltrona del dentista. È il fenomeno del turismo dentale inbound, un settore in forte espansione che sta trasformando il Paese in una destinazione di salute oltre che di cultura.
L’elevata qualità delle prestazioni odontoiatriche italiane, spesso associate a prezzi più accessibili rispetto ad altri paesi industrializzati, rappresenta un potente fattore di attrazione. Le cliniche si sono attrezzate con pacchetti “tutto incluso”, che combinano cure, soggiorni in località di pregio e assistenza linguistica personalizzata. Milano, Roma, Firenze, ma anche città termali come Abano, in Veneto, o mete balneari pugliesi, diventano così epicentri di un nuovo modello di benessere: occuparsi dei denti, mentre si gode una vacanza.
I prezzi possono risultare dal 30% al 50% inferiori rispetto ai luoghi di partenza, senza sacrificare gli standard di sicurezza e qualità. Un impianto dentale in Italia ha un costo medio che varia tra 1.200 – 1.800 euro (1.332 – 1.998 dollari), mentre in alcune nazioni del Nord Europa lo stesso dispositivo può arrivare a costare fino a 3.500 euro (3.984 dollari). Anche i trattamenti estetici, come faccette dentali o sbiancamenti professionali, vengono proposti in formule vantaggiose e complete, pensate per soddisfare le esigenze di una clientela internazionale sempre più esigente.
Tuttavia mentre la penisola diventa la nuova meta del “turismo odontoiatrico”, gli italiani continuano a partire. Lo scorso anno oltre 200 mila persone hanno scelto di recarsi all’estero, attratte da cure low cost concentrate in pochi giorni e offerte “all inclusive” in Paesi extra UE come Albania, Moldavia, Turchia e Tunisia. Una tendenza in crescita, alimentata dai costi percepiti come troppo elevati sul territorio nazionale.
Eppure, non tutto ciò che luccica è smalto. Il risparmio immediato può nascondere rischi clinici e complicazioni legali. Nel 2024, il Parlamento Europeo ha riconosciuto la crescita del fenomeno, soprattutto verso località dell’est, e ha sottolineato i rischi legati a cure low cost non sempre sicure. L’obiettivo principale è quello di garantire che i pazienti siano adeguatamente informati sui potenziali rischi sanitari, proteggere la loro salute e tutelare il diritto a assistenza sicura e trasparente, indipendentemente dal luogo in cui si trovino.
Il paradosso è evidente: mentre l’Italia investe per attrarre pazienti da tutto il mondo, una parte dei suoi stessi cittadini è costretta a cercare altrove cure più accessibili.