Israele attacca l’Iran, ma Washington sapeva?
Washington avrebbe rassicurato Teheran che non c’era nessun attacco immediato all’Iran: Secondo il Times of Israel, gli Stati Uniti avrebbero comunicato segretamente all’Iran che nessuna azione militare era imminente, contribuendo a smorzare l’allarme a Teheran. Tale rassicurazione potrebbe aver influenzato la cautela iraniana, in attesa della sesta tornata di colloqui sul nucleare in Oman. La domanda dunque è se la Casa Bianca sapesse. L’amministrazione Trump ha preso le distanze dalla decisione di Benjamin Netanyahu di attaccare Teheran, in un’escalation che minaccia di sfociare in una guerra totale in Medio Oriente. Ma i raid dimostrano il fallimento degli sforzi di Donald Trump per contenere il primo ministro israeliano e hanno quasi certamente compromesso i tentativi dell’ex presidente di negoziare un accordo con l’Iran volto a impedire al paese di cercare di dotarsi di un’arma nucleare.
Trump dichiara guerra alle pale eoliche
Trump ha annunciato nuove restrizioni contro l’energia eolica, definendola una “truffa ambientale” e impedendo l’installazione di nuovi impianti. Nel corso di una firma di legge alla Casa Bianca, ha definito le turbine un “cumulo di rottami arrugginiti” che deturpano paesaggi come Palm Springs, e ha ribadito che nessun nuovo parco eolico verrà approvato tranne in caso di emergenza nazionale. Analisti dell’industria, già colpita da blocchi nelle concessioni offshore, avvertono che la strategia ferma l’ondata di investimenti in rinnovabili e mina la competitività degli USA nel settore verde.
E inoltre, no alle auto verdi in California
Trump ha bloccato la legge della California – la prima nel suo genere negli Stati Uniti – che vietava la vendita di nuove auto a benzina entro il 2035, firmando giovedì una risoluzione volta a ostacolare l’ambizioso tentativo dello stato di affrontare la crisi climatica puntando su veicoli più ecologici. Lo stato ha annunciato che impugnerà la decisione in tribunale, e il procuratore generale della California ha tenuto una conferenza stampa per discutere la questione mentre alla Casa Bianca era ancora in corso la cerimonia della firma da parte di Trump. La risoluzione, approvata dal Congresso il mese scorso, mira a bloccare il tentativo più aggressivo finora di eliminare gradualmente le auto a benzina. Trump ha anche firmato misure per annullare politiche statali che limitano le emissioni dei gas di scarico di alcuni veicoli e l’inquinamento da ossidi di azoto prodotti dai camion.
Continua la battaglia in tribunale sull’uso della Guardia Nazionale in California
Il governatore Newsom aveva appena gioito del blocco commentando che “Trump non è un re”, quando i tre giudici del Nono Circuito hanno ordinato che il controllo delle truppe in California tornasse al presidente. Ci sarà un’udienza martedì in cui i tre giudici decideranno se prolungare il blocco del giudizio del giudice federale. Il governatore della California Gavin Newsom aveva reagito con forza al decreto di Trump che federalizzava la Guardia Nazionale per l’impiego anti-immigrazione a Los Angeles. Dopo l’ordine giudiziario che imponeva la restituzione delle forze al controllo statale entro mezzogiorno, Newsom ha definito Trump “non un re né un monarca” e aveva ribadito la necessità di difendere i principi costituzionali, denunciando un “uso incostituzionale e politico” dell’apparato militare. Adesso tutto è rimandato alla settimana prossima e nel frattempo i soldati restano a Los Angeles.
Fate la spia sui migranti: il poster ‘bellico’ del DHS
Il Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) ha diffuso un nuovo poster online che richiama la grafica propagandistica della Seconda Guerra mondiale, invitando i cittadini a segnalare migranti privi di documenti. Con immagini dall’aspetto retro, il manifesto incoraggia gli americani a utilizzare una hotline dedicata per riferire la presenza di “invasori stranieri”. Il poster ha subito suscitato polemiche fra attivisti dei diritti, che lo definiscono provocatorio e potenzialmente divisivo
L’ICE ridotta a “polizia segreta”
In un editoriale durissimo, il Washington Post accusa l’Amministrazione di aver trasformato l’ICE in una sorta di “polizia segreta”, dopo che numerosi agenti hanno operato in borghese, con il volto coperto e senza documenti esibiti, durante arresti di migranti anche in piccoli centri. Testimoni riferiscono di blitz rapidi e spiazzanti, in cui i cittadini non sono più in grado di distinguere tra forze dell’ordine legittime, possibili membri delle milizie o addirittura criminali. L’articolo denuncia la perdita di trasparenza, la rottura del rapporto tra autorità e comunità e l’effetto destabilizzante su chi si sente esposto a una forza indistinguibile da un potere arbitrario.
Sceriffo della Florida avverte i manifestanti che se aggrediscono la polizia, li uccideranno
Lo sceriffo di Brevard County Wayne Ivey ha lanciato un ammonimento drammatico ai manifestanti: “Se lanciate bombe molotov, segnaleremo alle famiglie dove ritirare i vostri resti, perché vi uccideremo”. Il suo discorso è stato rilasciato alla vigilia dei raduni “No Kings” in programma per domani. L’intervento solleva nuove preoccupazioni sulle forme estreme di deterrenza e sull’uso della violenza come strumento politico in vista delle grandi proteste attese in 1850 città e cittadine.
Migranti a lavoro agricolo, Trump promette salvaguardie
Dice la verità, o è la solita sceneggiata? Trump ha ammesso che le dure operazioni dell’ICE stanno privando agricoltori e operatori turistici di lavoratori esperti e di lungo corso, spesso irrinunciabili per la produzione e l’accoglienza, e ha promesso che “arriveranno cambiamenti”. Intervenuto tramite post su Truth Social, ha annunciato un imminente decreto esecutivo per salvaguardare questi settori vitali, continuando a perseguire però i presunti “criminali”. Secondo l’American Farm Bureau Federation, la crisi attuale del lavoro agricolo riguarda quasi la metà dei braccianti non documentati . L’apparente marcia indietro arriva dopo una catena di raid a tappeto dell’ICE che hanno visto migliaia di arresti per tutto il paese, con impatti concreti anche sulla catena di approvvigionamento alimentare e turistica.
La lite Trump–Musk mette in dubbio il ruolo di SpaceX nel “Golden Dome”
Dopo il duro scontro tra Donald Trump ed Elon Musk, il coinvolgimento di SpaceX nel progetto di difesa missilistica “Golden Dome” è ora a rischio. Fonti del Pentagono riferiscono che la Casa Bianca e il Dipartimento della Difesa stanno valutando se ridurre il contributo di SpaceX, inizialmente cruciale grazie alla proposta di copertura orbitale continua e in tempo reale, a favore di potenziamenti dei sistemi terrestri. L’iniziativa, del valore stimato di 175 miliardi di dollari e prevista operativa entro il 2029, è stata presentata da Trump come prioritaria, ma ora si confronta con logiche politiche e contraddizioni tra l’Amministrazione e il miliardario dello spazio.
Marelli, prima grande vittima dei dazi di Trump
Marelli, un tempo nota come la storica Magneti Marelli italiana (ora parte del gruppo giapponese Calsonic Kansei) entra ufficialmente in Chapter 11, amministrazione controllata, negli Stati Uniti. L’azienda, fornitore global di componenti per Nissan e Stellantis con oltre 40mila dipendenti, ha accumulato quasi 5 miliardi di dollari di debiti. Ora beneficerà di 1,1 miliardi di finanziamento per ristrutturarsi e convertire parte del debito in capitale. Il fallimento viene indicato come la prima vittima industriale significativa dei dazi imposti dall’Amministrazione Trump, entrati in vigore a marzo, e di una catena di crisi tra Covid, scarsa domanda di veicoli elettrici e problemi nella filiera dei semiconduttori.