Dieci anni dopo la storica sentenza Obergefell v. Hodges, che legalizzò il matrimonio tra persone dello stesso sesso negli Stati Uniti, il numero di famiglie same-sex continua a salire. In base a un nuovo studio condotto da Pew Research Center, un istituto di ricerca apartitico e indipendente, le coppie omosessuali sposate sono passate da circa 425.000 nel 2015 a circa 775.000 nel 2023, arrivando a rappresentare l’1,3% dei nuclei coniugati del Paese. Se si includono anche le convivenze, la percentuale sale al 5,6%.
Il dato, pubblicato in coincidenza con il Pride Month, emerge da un sondaggio condotto su oltre 1.100 adulti queer. La maggior parte ha dichiarato di aver scelto le nozze per amore, compagnia e impegno reciproco. Tuttavia, per il 64% degli intervistati, anche i diritti legali hanno rappresentato una motivazione determinante per formalizzare l’unione: per molti, quindi, le nozze sono state anche una scelta di protezione e sicurezza giuridica.
Seppure il riconoscimento legale abbia favorito una crescente accettazione sociale e due terzi degli appartenenti alla comunità arcobaleno ritengano che la sentenza Obergefell abbia avuto un impatto positivo, emergono nuovi segnali di allarme. Alcuni legislatori repubblicani, soprattutto in stati come l’Idaho, hanno approvato risoluzioni, pur non vincolanti, che esortano la Corte Suprema a riconsiderare la decisione.
Attualmente, oltre la metà degli stati americani conserva nei propri ordinamenti norme o emendamenti costituzionali che vietano il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Sebbene non siano più applicabili grazie alla sentenza del Supremo Tribunale, queste “leggi zombie” restano formalmente in vigore, in particolare nel Sud e nel Midwest, le zone dove le famiglie same-sex risultano meno diffuse.
Anche la Southern Baptist Convention, una delle maggiori confessioni religiose americane, ha recentemente riconfermato la sua opposizione al legame egualitario, chiedendo regolamentazioni che riflettano, la “legge naturale e divina”. Il testo votato a Dallas, in Texas, ha ricevuto un ampio consenso tra i delegati.
Lo studio Pew offre anche una panoramica socioeconomica interessante: le coppie composte principalmente da due uomini, mostrano livelli di reddito e istruzione superiori alla media attestandosi a 172.689 dollari, contro i 121.900 delle coppie femminili e i 121.000 delle eterosessuali. Tuttavia, la genitorialità resta ancora poco diffusa: solo il 10% delle coppie maschili e il 31% di quelle femminili ha figli, a fronte del 53% tra le coppie etero.
Le ragioni sono molteplici: ostacoli biologici, timori di discriminazione e costi elevati per accedere a pratiche come adozione, fecondazione assistita o maternità surrogata. Un’indagine condotta dal Williams Institute nel 2024 ha evidenziato che il 32% delle coppie same-sex ha citato l’impossibilità di disporre di gameti o utero come una barriera concreta.
Nonostante le difficoltà, la soddisfazione relazionale è alta: circa il 63% degli intervistati ha descritto la propria relazione come “molto buona”. I coniugati, in particolare, si dichiarano più soddisfatti rispetto alle coppie non sposate.