In Montana, vietare l’aborto non si può. La Corte Suprema dello Stato ha annullato una serie di leggi restrittive approvate nel 2021, ribadendo che la Costituzione statale protegge esplicitamente il diritto all’interruzione di gravidanza e alla privacy. Una sentenza destinata a fare discutere, non solo per i contenuti giuridici, ma anche per il messaggio politico che veicola in un’America profondamente divisa sul tema.
La decisione arriva quasi due anni dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato Roe v. Wade, la storica sentenza del 1973, che garantiva il diritto all’aborto a livello federale. Tuttavia, i giudici del Montana hanno chiarito che questa svolta non modifica le tutele previste dalla Costituzione statale. Il Paese potrà mantenere il diritto all’aborto, rafforzato anche da un referendum del 2024 in cui il 58% degli elettori si era espresso a favore di inserirlo tra i diritti costituzionali.
Le leggi bocciate riguardano, anche il divieto di interruzione di gravidanza oltre le 20 settimane, il ricorso alla telemedicina per prescrivere farmaci abortivi, l’obbligo per i medici di offrire la visione dell’ecografia o l’ascolto del battito fetale, e un periodo di attesa di 24 ore dopo il consenso informato.
Tutte misure approvate dalla maggioranza repubblicana e da subito sospese, grazie a un’ingiunzione preliminare emessa da un tribunale inferiore. Mentre la questione giuridica rimane aperta, i cittadini del Montana hanno scelto di intervenire direttamente, modificando la Costituzione per inserire una tutela esplicita all’aborto come diritto individuale.
Nella sentenza di lunedì, i giudici supremi hanno chiarito che la carta fondamentale dello Stato include il diritto a essere “lasciati in pace”, una formula che implica anche la libertà di decidere in autonomia sul proprio corpo. Hanno poi richiamato una precedente decisione del 1999, secondo cui la privacy costituzionale comprende il diritto di una donna a ottenere un’interruzione di gravidanza prima della vitalità del feto, dal medico di sua scelta.
Nonostante la sconfitta in aula, il fronte anti-abortista della terra delle Rocky Mountains non arretra. Nelle stesse ore in cui la Corte annunciava la sua decisione, la Montana Family Foundation ha depositato una causa per contestare la validità dell’iniziativa elettorale del 2024. L’organizzazione sostiene che gli elettori registrati il giorno stesso del voto non abbiano potuto consultare l’intero testo della proposta, poiché la scheda riportava solo un riassunto, mentre il documento completo era disponibile solo nell’opuscolo informativo inviato agli iscritti in anticipo.
Intanto, la legislatura statale, a maggioranza conservatrice, ha approvato nel 2023 una nuova serie di disegni di legge con l’obiettivo di aggirare le tutele costituzionali. Ma la sentenza della Corte Suprema del Montana sembra ora aver tracciato una linea netta: finché la Costituzione si atterrà al diritto alla privacy, la legittimità dell’aborto resterà intatta.