Donald Trump è riuscito a seppellire nei media la fine turbolenta della sua “bromance” con Elon Musk, attirando tutta l’attenzione sulla sua offensiva contro Los Angeles. Mentre la città californiana si prepara all’arrivo di nuovi soldati, il presidente è andato a Fort Bragg nella Carolina del Nord a tenere un discorso ai soldati di stanza nella base militare: un discorso infarcito di fake news sulla situazione nella seconda città degli Stati Uniti.
Trump ha ovviamente anche attaccato il governatore della California, il democratico Gavin Newsom – che opponendosi ai raid contro i migranti arrestati mentre lavorano nei bar, nei ristoranti, nei negozi della città, si qualifica ora come la punta di diamante del partito all’opposizione, in vista anche delle presidenziali del 2028.
I raid contro i migranti rispondono all’imperativo di Stephen Miller, il consigliere di Trump, ispiratore dei suoi discorsi, che ha ordinato all’ICE il target: deportare “tremila persone al giorno”. Il dispiegamento iniziale di 300 soldati della Guardia Nazionale, che Trump ha messo sotto la guida federale nonostante l’opposizione dei leader californiani, dovrebbe salire fino a 4.000 unità. Martedì sono arrivati anche 700 marines.
A Fort Bragg, Trump ha proclamato che i manifestanti di Los Angeles, cioè i cittadini scesi in piazza da venerdì per opporsi al suo giro di vite, sono “rivoltosi pagati che portano bandiere straniere con l’intento di proseguire un’invasione straniera”.
Lo aveva già fatto dallo Studio Ovale e ha ribadito che senza l’intervento militare la grande città sarebbe stata distrutta, messa a ferro e fuoco (nel suo show sulla rete ABC, il comico e commentatore Jimmy Kimmel lo ha attaccato mostrando le vie tranquille e assolate di Hollywood con i bambini nel passeggino).
Del resto, Stephen Miller domenica aveva scritto sui social che “stranieri, con bandiere straniere” stavano “mettendo a ferro e fuoco la città”, e la segretaria alla Sicurezza Interna Kristi Noem ha detto che la presidente del Messico Claudia Sheinbaum avrebbe “incoraggiato proteste violente”; accusa che Sheinbaum ha definito “assolutamente falsa”. La verità è che negli ultimi giorni, alcuni manifestanti hanno sventolato le bandiere di Messico, Guatemala ed El Salvador – così come bandiere che combinano quelle nazionali con quella degli Stati Uniti – come segno di orgoglio etnico e solidarietà verso gli immigrati della loro comunità.
Trump ha anche fatto riferimento a una teoria complottista secondo cui pile di mattoni sarebbero state lasciate a disposizione dei manifestanti per lanciarli contro gli agenti di polizia a Los Angeles. È una vecchia accusa, sbucata anche durante le proteste del movimento Black Lives Matter in seguito all’uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia di Minneapolis. Il quotidiano Guardian ricorda che all’epoca la Casa Bianca di Trump aveva postato anche un montaggio di video social che mostravano pile di mattoni, in teoria a Minneapolis; post poi cancellato quando i giornalisti hanno dimostrato che si trattava di immagini di cantieri aperti e non fortini d’attacco. Nel frattempo però il video su Twitter era stato visualizzato oltre un milione di volte.
Peggio, a Fort Bragg Trump ha anche affermato che Gavin Newsom e Karen Bass, la sindaca di Los Angeles, avrebbero “pagato agitatori e insurrezionalisti”. “Sono incompetenti e hanno pagato dei provocatori, degli agitatori e degli insurrezionalisti. Sono coinvolti in un tentativo deliberato di annullare la legge federale e aiutare l’occupazione della città da parte di criminali invasori”, ha detto Trump. Teoria poi ripresa, come se fosse un fatto dimostrato, in un post sui social del Dipartimento per la Sicurezza Interna con la scritta: “I politici californiani devono fermare la folla rivoltosa che guidano”.
Dalla base Andrews nel Maryland, in partenza, Trump ha anche assicurato che l’esercito contro i manifestanti “sarà potente, sono molto orgoglioso di dirvelo. Tanto vale che se ne vadano, stanno solo perdendo tempo. Alcuni di loro finiranno in prigione per molto tempo.”