“Uno spudorato abuso di potere” da parte della Casa Bianca: così il governatore della California Gavin Newsom ha qualificato i raid anti immigrazione a Los Angeles per cui ha denunciato l’amministrazione Trump. “Se qualcuno di noi può essere sequestrato in strada senza mandato di arresto, sulla base di un sospetto o del colore della pelle, allora nessuno è al sicuro. I regimi autoritari cominciano prendendo di mira le persone che meno possono difendersi. Ma non si fermano lì”.
Al quinto giorno di proteste a Los Angeles, con, migliaia fra soldati e marines nelle strade della città degli angeli che secondo Trump rischia di essere messa a ferro e a fuoco dai manifestanti, Newsom è andato in televisione e ha ripostato il discorso sui suoi canali social, ed è un discorso dai toni presidenziali con cui già si candida ad essere l’anti-Trump, il paladino di cui il partito democratico è alla disperata ricerca dopo la sconfitta alle presidenziali, quello che meglio può affrontare il miliardario alla Casa Bianca. “La California sarà la prima ma chiaramente non finirà qui” ha detto Newsom. “Dopo sarà il turno di altri Stati. Dopo sarà il turno della democrazia che viene presa d’assalto sotto i nostri occhi. Il momento che temevamo è arrivato”. Era affiancato da una bandiera americana e una della California, indossava abito e cravatta, e leggeva da un discorso preparato — cosa insolita per il governatore, che soffre di dislessia. Una copia del testo era stata distribuita ai media prima della trasmissione, che ha avuto luogo da uno studio televisivo di Los Angeles. Trump insomma ha aiutato il governatore a tornare sotto i riflettori nazionali. Dopo un periodo in ombra, Newsom — chea 57 anno è già al secondo mandato da governatore e quindi rischiava di sbiadire nell’ombra — oggi guida l’opposizione a livello pubblico. L’escalation con Trump lo sta rendendo una figura chiave nell’agenda democratica. La risposta di Newsom alla minaccia di arresto – “vieni a prendermi, bullo” – è diventata un grido di battaglia che sta attirando l’attenzione dei democratici in tutto il Paese.
Evidente che il governatore in tv si stava rivolgendo non solo al suo stato, ma all’intero Paese — e al suo partito in difficoltà. Per i democratici in cerca di una guida, Newsom ha sfruttato uno dei momenti politicamente più rilevanti della sua carriera per delineare la minaccia che, a suo dire, Trump rappresenta per la nazione, e come gli americani dovrebbero opporvisi. E ha lasciato intendere di essere lui l’uomo pronto a guidare questa battaglia. Insomma la campagna per le presidenziali sembra già partita. “È stato l’inizio della sua campagna per il 2028,” ha commentato Steve Bannon, ex consigliere di Trump.

Newsom non ha mai fatto mistero del suo interesse a candidarsi alla presidenza. Da governatore in scadenza però aveva i suoi guai: un enorme deficit di bilancio statale, la ricostruzione di Los Angeles dopo i drammatici roghi di gennaio, e il confronto con Trump, che sta cercando di smantellare alcuni dei programmi simbolo della California, dall’alta velocità ferroviaria alle misure per l’aria pulita. Per gran parte del 2024, Newsom era stato strettamente legato a Joe Biden, agendo come uno dei principali sostenitori e portavoce dell’ex presidente, prima che quest’ultimo fosse costretto a ritirarsi dalla corsa.
Nei primi giorni della nuova amministrazione Trump, Newsom aveva cercato di alzare il suo profilo e influenzare l’orientamento del partito democratico lanciando un podcast — “This is Gavin Newsom” — in cui dava spazio anche ad alcuni esponenti di spicco del movimento trumpiano, incluso Steve Bannon. Aveva incontrato Trump con una stretta di mano all’aeroporto LAX, durante una visita del presidente ai luoghi colpiti dagli incendi. E si era distinto da molti altri democratici dichiarando che, a suo parere, la partecipazione di atlete transgender negli sport femminili fosse “profondamente ingiusta”. Posizione che lo avevano reso impopolare presso alcuni nel partito che lo accusavano di essere troppo collaborativo. La trasformazione repentina degli ultimi giorni in pasionario potrebbe alimentare le accuse di trasformismo opportunista. Ma certamente al momento lo mette al centro della scena, e per i democratici tramortiti dalla sconfitta di Kamala Harris, questa scena negli ultimi mesi è stata desolatamente vuota.
Newsom è nato e cresciuto in California da una famiglia di giudici, scienziati e politici (una sua zia La zia di Newsom era sposata con Ron Pelosi, icognato della Speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi). Durante gli anni universitari Newsom trascorse un semestre di studio a Roma; è cresciuto nella fede cattolica. Nel 1991 creò con alcuni amici una enoteca, la PlumpJack Winery, poi cresciuta fino a diventare un’impresa con varie succursali più di 700 dipendenti. Nel 2004 diventò sindaco democratico di San Francisco. Nel 2010 diventa vicegovernatore della California, con Jerry Brown governatore. Nel 2018 alla scadenza del secondo mandato di Brown si candida e viene eletto con il 61,9% dei voti. Nel 2022 viene confermato per un secondo mandato.
Nel 2001 ha sposato l’ex procuratrice di San Francisco Kimberly Guilfoyle, divorziando nel 2006. Nel 2007 ha dovuto scusarsi pubblicamente quando emerse che aveva avuto una storia con Ruby Rippey-Turk, moglie del suo ex capo di staff. Nel 2007 ha annunciato che si sarebbe sottoposto a una cura per l’abuso di alcolici. Nello stesso anno comincia a frequentare la regista Jennifer Siebel; si sono sposati nel 2008 e hanno quattro figli. Attualmente vivono a Fair Oaks in una residenza che sarebbe costata 3,7 milioni di dollari.