Nella notte tra domenica e lunedì, la Russia avrebbe scatenato il più massiccio attacco con droni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina: 479 velivoli senza pilota, accompagnati da 20 missili, hanno infatti preso di mira diverse regioni nel centro e nell’ovest del Paese.
Il bilancio delle difese ucraine, secondo fonti ufficiali, parla di 277 droni e 19 missili abbattuti. Solo una decina di ordigni avrebbe raggiunto l’obiettivo. Un civile è rimasto ferito. Le cifre, come di consueto, non sono verificabili in modo indipendente.
Le zone colpite, in particolare nell’Ucraina centrale e occidentale, sono state bersaglio di un’ondata che sembra coordinata con una nuova pressione militare russa lungo il fronte orientale e nord-orientale, esteso per oltre mille chilometri. Il presidente Volodymyr Zelensky, nel suo messaggio domenicale serale, ha parlato di una “situazione molto difficile” in diverse aree, senza entrare nei dettagli.
Intanto, un barlume di distensione è arrivato sul fronte umanitario: lunedì è avvenuto un nuovo scambio di prigionieri. Zelensky ha confermato il rilascio di decine di soldati e civili, tra cui feriti gravi e giovani sotto i 25 anni. “Il processo è complesso, ci sono molti dettagli delicati. Le trattative continuano praticamente ogni giorno”, ha detto il presidente.
A Chernihiv, nel nord del Paese, familiari in attesa si sono accalcati davanti a un ospedale formando un corridoio umano per accogliere i reduci. C’erano madri, mogli, fratelli con in mano fotografie, nella speranza che qualcuno riconoscesse un volto. I soldati liberati camminavano in silenzio tra la folla, con lo sguardo affaticato ma colmo di sollievo. Alcuni parenti attendevano notizie da mesi, altri da anni.
Secondo Petro Yatsenko, portavoce del Coordinamento per i prigionieri di guerra, i detenuti ucraini rientrati versano in condizioni precarie: malnutriti e privi di cure mediche. Un’inchiesta dell’Associated Press ha inoltre documentato che oltre 200 prigionieri ucraini sarebbero morti durante la detenzione in Russia.
Il trasferimento delle salme dei caduti resta invece un punto di frizione. Mosca accusa Kyiv di non aver ritirato i corpi messi a disposizione nel fine settimana. Zelensky ribatte: “La Russia non ha ancora fornito i nomi di oltre mille ucraini morti in territorio sotto il suo controllo”. Il presidente ha accusato Mosca di “giocare sporco”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha confermato che lo scambio è previsto, ma ha ammesso che “non ci sono ancora disposizioni concrete”. Il capo dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov ha dichiarato che la consegna dei corpi inizierà entro questa settimana.
Intanto, il conflitto prosegue anche nei cieli. La notte tra domenica e lunedì è stata segnata da nuove incursioni con droni Shahed su aree civili, in linea con un pattern ormai consolidato. L’ONU stima che siano oltre 12.000 i civili uccisi dagli attacchi. Mosca continua a sostenere che colpisce solo obiettivi militari.
Ma l’Ucraina ha dimostrato di saper colpire a sua volta in profondità. L’attacco del 1° giugno su alcune basi aeree russe ha mostrato una capacità di proiezione senza precedenti. Secondo lo Stato Maggiore ucraino, le forze speciali di Kyiv hanno centrato due caccia russi presso la base di Savasleyka, nella regione di Nizhny Novgorod, a 650 km dal confine. Non è chiaro il metodo utilizzato, e Mosca non ha confermato. Alcuni blogger militari russi hanno negato che ci siano stati danni.
In risposta, il Ministero della Difesa russo ha dichiarato di aver colpito un aeroporto militare ucraino a Dubno, nella regione di Rivne, affermando che l’operazione rientrava nella serie di raid punitivi seguiti agli attacchi ucraini su basi che ospitano bombardieri strategici a capacità nucleare.
Nella stessa notte, la Russia ha affermato di aver abbattuto 49 droni ucraini lanciati su sette diverse regioni. Due sarebbero riusciti a colpire un impianto di produzione per sistemi di guerra elettronica nella regione della Ciuvascia, oltre 600 chilometri a est di Mosca.
I colloqui a Istanbul tra delegazioni russe e ucraine, finora, non hanno prodotto intese oltre allo scambio di prigionieri e alla restituzione di salme. Vladimir Putin ha fatto sapere che non intende interrompere le operazioni militari fino a quando le sue condizioni non saranno soddisfatte.