La dottrina Trump: L’inquinamento non fa male al pianeta
L’amministrazione di Donald Trump si appresta ad affermare che l’inquinamento che riscalda il pianeta, emesso dalle centrali elettriche statunitensi, è così insignificante a livello globale da non dover essere sottoposto a nessun tipo di regolamentazione climatica. In realtà, però, il volume di queste emissioni è notevole: se il settore energetico statunitense fosse un Paese, sarebbe il sesto maggiore emettitore di gas serra al mondo. Secondo quanto riportato dal Guardian, l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) sotto Trump avrebbe redatto un piano per eliminare tutte le restrizioni sui gas serra provenienti dalle centrali elettriche a carbone e a gas negli Stati Uniti, sostenendo che queste “non contribuiscono in modo significativo all’inquinamento pericoloso” e rappresentano una quota minuscola e in diminuzione delle emissioni globali totali che alimentano la crisi climatica.
Lotta contro Trump, Chicago si attrezza
Dopo la vittoria elettorale di Trump a novembre, il suo cosiddetto “zar del confine”, Tom Homan, ha annunciato che sarebbero iniziate deportazioni di massa a Chicago. Homan ha avvertito il sindaco di Chicago, Brandon Johnson, e altri funzionari democratici di “togliersi di mezzo”. Ma a gennaio, Homan si è lamentato del fatto che Chicago fosse “molto ben preparata” nella sua capacità di resistere agli agenti dell’ICE. Johnson ha difeso le protezioni della città per gli immigrati senza documenti davanti a un Congresso a maggioranza repubicana. Gli organizzatori di Chicago hanno messo in atto una serie di strategie per contrastare gli sforzi dell’ICE, risposte nate dalla collaborazione tra organizzazioni attive fin dalla prima amministrazione Trump. OCAD (Organized Communities Against Deportations) tiene regolarmente incontri comunitari con i propri assistiti per informarli sui cambiamenti quasi quotidiani delle tattiche anti-immigrazione di Trump, con riunioni che ora si tengono due volte al mese. OCAD e altri gruppi collaboratori gestiscono anche squadre di risposta rapida che monitorano l’attività dell’ICE. Con l’aumento della domanda di servizi, è cresciuto anche l’interesse dei volontari.
Ras Baraka, la resistenza a Trump nel New Jersey
Il 9 maggio, Ras Baraka, un politico relativamente sconosciuto del New Jersey, sindaco di Newark, ha cercato di ispezionare Delaney Hall, un centro di detenzione per immigrati gestito da un privato su mandato federale, che accusa di violare i protocolli di sicurezza, ed è stato arrestato dagli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE). I filmati di quei minuti decisivi mostrano gli agenti dell’ICE trascinare il sindaco all’interno del complesso. Baraka, che era accompagnato da tre membri del Congresso, viene ammanettato con forza, le mani tirate dietro la schiena. Tenta invano di persuadere gli agenti a trattarlo con meno durezza: “Non sto opponendo resistenza”, ripete più volte. Da quel momento, Baraka, 55 anni, è rapidamente emerso sulla scena nazionale come una figura di forte resistenza. “Il Paese è davvero, davvero diviso. E, a mio avviso, profondamente disinformato”, afferma Baraka. “La storia ci giudicherà in questo momento morale. Queste persone hanno torto. E sono momenti come questo che ci giudicheranno tutti – come codardi o, beh, come eroi”.