Il cuore del trumpismo potrebbe non battere più con la stessa intensità. In base a un recente sondaggio condotto da The Economist/YouGov, la storica rivista britannica di analisi politica e la società internazionale di rilevazione, tra il 30 maggio e il 2 giugno, solo il 49% dei repubblicani si identifica oggi come parte del movimento MAGA, un calo netto rispetto al picco del 60% registrato a marzo.
L’etichetta “Make America Great Again”, diventata negli anni un simbolo politico tanto potente quanto divisivo, sembra ora perdere parte del suo appeal anche all’interno del Partito Repubblicano. L’indagine, effettuata su un campione di 1.610 adulti, suggerisce che il marchio stia attraversando una fase di assestamento, se non di lieve contrazione.
Tra gli elettori statunitensi in generale, il sostegno all’identità MAGA resta minoritario: solo il 16% si definisce tale, in calo rispetto al 20% registrato in precedenza, ma comunque in lieve crescita rispetto all’11% del 2022.
Tuttavia Donald Trump conserva una leadership solida tra i suoi seguaci più accesi. Tra coloro che si identificano come sostenitori MAGA, il 97% approva il suo operato, un dato stabile nel tempo. Mentre, tra gli altri simpatizzanti, il consenso per il presidente sta scivolando: l’approvazione è diminuita di 18 punti da gennaio, mentre la disapprovazione è salita di 21 punti.
Le differenze non si limitano alla politica, ma interessano anche la sfera personale. Solo il 23% dei repubblicani dichiara di nutrire una forte simpatia per il magnate, contro il 68% degli aderenti al movimento.
L’identificazione con la corrente resta più forte tra specifici segmenti del partito. Tra gli uomini, la percentuale sale al 59% rispetto al 45% delle donne. Valori ancora più alti si osservano tra i membri dei sindacati (60%), i veterani (62%), e gli elettori molto conservatori (73%).
L’economia è una delle variabili che sta contribuendo a ridisegnare gli equilibri interni all’elettorato. I MAGA tendono ad avere una visione più ottimistica: il 58% afferma che l’economia sta migliorando e il 64% si aspetta un incremento delle proprie finanze. Al contrario, solo il 31% di chi non aderisce al brand, ritiene che la situazione economica stia progredendo, e appena il 36% confida in un futuro più roseo per le proprie entrate.
Le recenti tensioni economiche, scaturite anche dall’introduzione delle “tariffe del Giorno della Liberazione” volute dal leader del GOP ad aprile, hanno avuto un impatto negativo sugli indici di gradimento, in particolare tra gli elettori meno allineati alla sua visione.
Nonostante la flessione dell’identificazione, l’indice di approvazione generale del politico ha registrato lievi segnali di ripresa. Il sondaggio della piattaforma americana ActiVote lo indica al 46%, in aumento di un punto rispetto al mese precedente, con la disapprovazione scesa al 50%. Un dato questo che lo colloca al di sopra del suo stesso livello medio durante il primo mandato (41%) e persino oltre la media di gradimento dell’ex presidente Joe Biden.
Il calo della base MAGA non significa necessariamente la fine del trumpismo, ma potrebbe rappresentare una transizione verso una fase più fluida dell’identità repubblicana.