Wall Street è abituata a gestire rischi, ma raramente deve farlo mentre uno dei protagonisti più influenti della scena economica insulta il presidente degli Stati Uniti in tempo reale. Giovedì pomeriggio, mentre i dirigenti della startup xAI illustravano a un gruppo selezionato di investitori le ambizioni della società, dai data center alla crescita di Grok, il chatbot di punta, il suo CEO, Elon Musk, attaccava pesantemente Donald Trump sui social media. Gli addebiti, pubblicati su X, riguardavano presunti legami del leader del GOP con Jeffrey Epstein, il finanziere statunitense morto suicida nel 2019, tristemente noto per i gravi scandali legati al traffico sessuale e abusi, anche su minorenni. Veniva inoltre contestata anche l’ingratitudine mostrata da parte del politico repubblicano nei confronti del sostegno elettorale e del lavoro svolto presso il Department of Government Efficiency, DOGE.
Sempre nello stesso momento, Morgan Stanley, una delle principali banche d’investimento e società di servizi finanziari a livello globale, cercava di convincere gli investitori a scommettere miliardi di dollari sul futuro di xAI. La disputa surreale che si stava consumando, tuttavia ha subito spostato l’attenzione: invece di concentrarsi sui numeri, molti finanziatori seguivano la battaglia in atto direttamente dagli schermi dei loro dispositivi. Il rischio adesso è che la frattura tra i due possa aver messo a repentaglio un’operazione da 5 miliardi di dollari.
Negli ultimi tempi, il legame tra il miliardario sudafricano e Wall Street si è fatto sempre più complesso. Dopo l’acquisizione turbolenta di Twitter, gli inserzionisti si erano allontanati in massa, facendo crollare le entrate del portale. Ma l’alleanza temporanea con Trump, aveva riacceso le speranze: X stava riducendo i costi, riconquistando sponsor e beneficiando indirettamente della partecipazione azionaria in xAI, che nel frattempo cresceva di valore.
Proprio questa dinamica ha permesso a Morgan Stanley di vendere con successo circa 11 miliardi di dollari di debito legato a X nei primi mesi dell’anno. La fusione annunciata tra la piattaforma social e la startup di AI ha rafforzato ulteriormente l’operazione, mostrando potenzialità di crescita enormi.
Le tensioni con la Casa Bianca, secondo gli analisti, potrebbero spingere l’amministrazione repubblicana a colpire l’impero commerciale di Musk. Non a caso, le azioni di Tesla hanno perso circa il 7%. Il leader del GOP, ha inoltre minacciato di revocare i sussidi governativi e i contratti pubblici destinati alle aziende dell’imprenditore tecnologico.
Morgan Stanley si ritrova così in una posizione delicata. L’istituto finanziario sta ancora tentando di piazzare il debito per finanziare i nuovi data center di xAI, essenziali per addestrare Grok, il modello linguistico “proprietario”, non open source o pubblico. Il prezzo obiettivo era intorno ai 100 centesimi per dollaro, ma la crisi in atto ha fatto scendere le obbligazioni di X a circa 95 centesimi, prima di risalire leggermente a 97.
Gli azionisti si aspettano ora condizioni più favorevoli per aderire: tassi di interesse più alti, sconti o bonus. La banca puntava inizialmente a collocare alcune tranche del debito con un tasso del 12%, segno del rischio percepito. La chiusura dell’accordo è prevista per fine mese, ma l’instabilità potrebbe complicare i piani.
Nel frattempo, xAI prepara anche una vendita di azioni da 300 milioni di dollari, che valuterebbe la società circa 113 miliardi. Durante la call di giovedì, Morgan Stanley ha presentato cifre che confermano l’alto potenziale ma anche i costi elevati: xAI ha registrato una perdita di 341 milioni di dollari nel primo trimestre – al netto di interessi, tasse e ammortamenti – ma prevede di raggiungere il pareggio nel giro di pochi anni.
Nonostante il rumore di fondo, alcune fonti vicine alla trattativa riferiscono che l’interesse per l’offerta obbligazionaria e quella azionaria non è diminuita, anzi: dopo l’esplosione mediatica, la domanda sarebbe addirittura aumentata.