Al tempo di Donald Trump, ciò che dovrebbe essere normale, diventa una buona notizia. Nel bel mezzo di dazi, minacce di invasione di territori e decisioni prese in barba alle più basilari forme di rispetto della separazione fra poteri, il fatto che l’amministrazione Trump abbia rispettato l’ordine di un giudice è una notizia che fa quasi scalpore.
La vicenda riguarda un immigrato guatemalteco pubblicamente identificato con l’acronimo O.C.G.. O.C.G. era stato espulso dagli Stati Uniti dopo avervi fatto ingresso una prima volta, aveva in seguito fatto ritorno nel 2024 in cerca di un permesso di asilo per aver ricevuto “numerosi attacchi violenti” – come scritto nei documenti giudiziari – in Guatemala. Durante il viaggio verso gli Stati Uniti, come riportato dalla Cnn, O.C.G. ha affermato di essere stato violentato ed essere stato tenuto in ostaggio per un riscatto in Messico. In seguito, sarebbe riuscito a entrare negli Usa.
Quest’anno un giudice ha poi stabilito che O.C.G non doveva essere rimandato in Guatamela, ma solo due giorni dopo il governo lo ha rispedito in Messico senza che gli venisse concesso di parlare con un avvocato. Il migrante è stato in seguito trasferito in Guatemala e, come da lui stesso affermato avrebbe vissuto “nascosto, in costante panico e paura continua”. O.C.G. aveva anche affermato di temere fortemente una sua deportazione in Messico, altra questione che sarebbe rimasta inascoltata.
Tricia McLaughlin, portavoce del Dipartimento della Sicurezza Interna (Dhs) in merito alla vicenda ha affermato “la persona in questione era un immigrato presente illegalmente a cui era stato concesso il blocco della rimozione verso il Guatemala. È stato invece rimandato in Messico, un’opzione terza sicura per lui”. “Tuttavia,” prosegue “questo giudice attivista federale ci ha ordinato di riportarlo indietro, affinché possa avere l’opportunità di dimostrare perché gli dovrebbe essere concesso l’asilo in un paese con cui non ha mai avuto alcun legame.” Il riferimento è a Brian Murphy, il giudice distrettuale che si è occupato del caso in questione e di altri simili in quanto aventi ad oggetto deportazioni in paesi diversi da quelli di origine. Murphy è il giudice che ha ordinato che O.C.G. venisse riportato negli Usa.
Il caso di questo migrante guatemalteco è (almeno) il terzo in cui è stato ordinato all’amministrazione di far rientrare un migrante deportato per errore, ma il primo in cui è stato dato seguito alle richieste dei giudici. O.C.G. è atterrato negli Usa mercoledì, ed è adesso in contatto con un team legale che contesta le decisioni del governo statunitense di deportare migranti in paesi con cui non hanno legami di origine. La vicenda ha dei contorni peculiari, ma di sicuro il rischio che un migrante deportato illegalmente venisse violentato, rapito o, in un caso estremo, assassinato, ha giocato un ruolo per favorire il suo rientro. La reputazione di Trump non ne avrebbe giovato se a O.C.G. fosse successo qualcosa di grave.