“Chiama le persone in continuazione. Perché che si può fare? Portargli via il telefono? Cambiargli il numero? Dirgli che non può effettuare telefonate?”. Il consigliere della campagna elettorale di Trump Christ LaCivita è rassegnato: Trump usa e continuerà a utilizzare il suo telefono cellulare privato per chiamare chiunque, da leader di paesi stranieri a deputati del Congresso. Una scelta che pone un serio problema di sicurezza.
Le potenze straniere sono perennemente attive nell’utilizzo e nello sviluppo di strumenti che possano violare l’impermeabilità dei sistemi di comunicazione degli apparati governativi di paesi nemici, a maggior ragione se si tratta della superpotenza globale. I casi più recenti a danno di Washington sono quelli provenuti dall’Iran e dalla Cina.
Risale a settembre scorso la notizia che alcuni hacker iraniani avevano inviato materiale riservato della campagna elettorale di Trump a Biden (prima del cambio in corsa con Kamala Harris) il cui staff aveva denunciato il caso all’intelligence. In quell’occasione, Trump non si fece sfuggire l’opportunità di accusare l’entourage di Biden di collaborazionismo con Teheran.
Un altro caso, avvenuto nello stesso periodo, ha riguardato l’intrusione della Cina nel sistema di posta elettronica del Republican National Committee (Rnc). Quest’ultimo sarebbe infatti stato spiato a lungo da hacker della Repubblica Popolare al fine di carpire informazioni sulla posizione del Partito Repubblicano sul dossier dell’isola di Taiwan. In quell’occasione, da quanto si sa, i dirigenti dell’Rnc decisero di non informare l’Fbi per paura di una fuga di notizie. Nonostante questo, le autorità sarebbero venute a conoscenza dell’infiltrazione cinese, rivelata poi al grande pubblico dal libro di Alex Isenstadt “Revenge: The Inside Story of Trump’s Return to Power”.
Prima di Trump, l’altro presidente ad usare il proprio telefono personale per compiti inerenti al proprio mandato era stato Obama, legatissimo al suo BlackBerry. Tuttavia, il caso di Obama non è assolutamente paragonabile a quello di Trump. Il telefono del presidente di origini afroamericane fu sottoposto ad attentissime verifiche da parte della National Security Agency che lo smontò in mille pezzi per poi rimontarlo. Soprannominato lo “Smartphone One” era un cellulare sostanzialmente inattaccabile dagli hacker ma impossibilitato dal ricevere messaggi, installare social o giochi e dal ricevere chiamate se non dopo essere filtrate dal centralino della Casa Bianca.
I rischi del telefono personale di Trump sono evidenti, quello di essere intercettati è il più lampante, più curiosa è la possibilità che il presidente parli con qualcuno che si finga qualcun altro. Ma Trump non è impressionabile, preferisce chiamare chiunque. “Per vedere l’effetto che fa”.