Donald Trump e Vladimir Putin hanno avuto un colloquio telefonico nelle scorse ore, centrato sull’attacco condotto dall’Ucraina contro le basi aeree russe che ospitano bombardieri strategici a capacità nucleare. La conversazione è durata 75 minuti. A darne notizia è stato lo stesso presidente americano con un post pubblicato mercoledì su Truth Social.
Durante il colloquio, secondo quanto riferito da Trump, i due leader hanno discusso del raid lanciato da Kyiv lo scorso fine settimana e di “varie altre azioni militari compiute da entrambe le parti”. Putin, ha scritto Trump, avrebbe affermato “con molta decisione” l’intenzione di reagire.
“È stata una buona conversazione, ma non produrrà una pace immediata”, ha aggiunto il presidente statunitense.
L’attacco, avvenuto sabato 1° giugno, ha colpito almeno quattro basi dell’aviazione strategica russa. Tra queste figura la base di Belaya, nella regione siberiana di Irkutsk, a quasi 5.000 chilometri da Kyiv. Secondo fonti ucraine, sarebbero stati danneggiati circa 40 bombardieri.
L’operazione – denominata “Ragnatela” – sarebbe stata condotta con 117 piccoli droni, lanciati da distanza ravvicinata. I dispositivi erano stati introdotti clandestinamente in territorio russo, nascosti sotto tettoie mobili in legno e azionati da remoto. In alcuni casi sarebbe stato impiegato un sistema di guida basato su intelligenza artificiale.
Oltre alla base di Belaya, sarebbero stati colpiti anche gli aeroporti militari di Dyagilevo (781 km da Kyiv), Ivanovo (1.017 km) e Olenya (1.982 km). Tutte strutture che ospitano bombardieri a lungo raggio. Secondo la dottrina strategica russa, aggiornata nel 2023, un attacco diretto a questi impianti potrebbe teoricamente giustificare una risposta nucleare contro l’Ucraina.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, martedì, ha definito l’operazione “assolutamente brillante”. Ha aggiunto che, secondo i dati in suo possesso, 41 aerei sono stati danneggiati e almeno metà di essi non potrà essere riparata.
Dalla Russia non sono giunte conferme ufficiali sul numero degli aerei colpiti. Fonti militari russe si sono limitate a parlare di “attività ostili” all’interno del territorio nazionale, sottolineando la necessità di rafforzare le difese interne.
Sempre mercoledì, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha riferito all’agenzia statale Tass che Putin ha avuto un colloquio telefonico anche con Papa Leone XIV: è stato il primo contatto diretto tra i due dall’elezione del pontefice nato a Chicago, avvenuta a maggio.
Secondo il Cremlino, Putin ha discusso con il Santo Padre dell’aggravarsi del conflitto dopo i raid ucraini, ribadendo comunque la propria disponibilità a risolvere la crisi con mezzi diplomatici. Il presidente russo ha inoltre espresso l’auspicio che la Santa Sede si impegni “più attivamente” nella tutela della libertà religiosa in Ucraina, un riferimento diretto alle accuse di persecuzioni mosse da Mosca contro Kyiv.
“È stata espressa una volontà comune di approfondire la cooperazione in campo culturale e umanitario, così come nella protezione dei cristiani e dei luoghi sacri in varie regioni del mondo, in particolare in Medio Oriente”, si legge nella nota diffusa dal Cremlino.
La telefonata fra Trump e Putin è avvenuta al di fuori dei canali diplomatici ufficiali. Nessun commento da parte della Casa Bianca. Il Cremlino non ha diffuso ulteriori dettagli.