Mentre la causa ambientale negli Stati Uniti vacilla sotto l’impronta negazionista dell’amministrazione Trump, Arnold Schwarzenegger sceglie la strada opposta: quella dell’azione concreta. Parlando con franchezza al Vertice Mondiale Austriaco di Vienna, l’ex governatore della California ha rivolto un messaggio diretto a chi si sente scoraggiato: basta lamentele, è il momento di rimboccarsi le maniche.
In un contesto storico segnato dal drastico ridimensionamento delle politiche ecologiste, tra cui l’annullamento di normative storiche, il taglio dei finanziamenti ai progetti climatici e il rafforzamento della produzione di combustibili fossili, l’attore ha scelto di non indulgere nella retorica della sconfitta. Al contrario, ha rilanciato un messaggio di responsabilizzazione collettiva.
Avendo fondato e sostenuto lui stesso R20 – Regions of Climate Action, una rete internazionale per la protezione del clima, ha raccontato di ricevere spesso domande da attivisti e policy maker disillusi. Molte persone infatti si chiedono se valga ancora la pena lottare per l’ambiente quando ormai la Casa Bianca ha deciso di liquidare il riscaldamento globale come una bufala e allo stesso tempo rilancia il carbone come motore del futuro. La sua risposta, ha spiegato, è sempre la stessa: smettere di “piagnucolare” e cominciare a lavorare.
Schwarzenegger ha sottolineato come i governi locali, le amministrazioni regionali e le imprese private abbiano già dimostrato che è possibile fare la differenza. Ha citato l’esperienza della sua amministrazione in California come esempio virtuoso, ricordando che circa il 70% dell’inquinamento può essere combattuto con interventi a livello territoriale. A suo avviso, è in questo ambito che si decide la sfida più reale ed efficace.
L’artista ha quindi incoraggiato i presenti a farsi protagonisti: diventare il sindaco che introduce autobus elettrici, l’imprenditore che introduce energie rinnovabili, la scuola che installa pannelli solari. Attendere che il cambiamento venga imposto dall’alto, soprattutto da un presidente contrario alla causa, è una strategia perdente.
Pur evitando ogni attacco diretto a Donald Trump, in linea con la sua regola di non criticare pubblicamente i leader statunitensi mentre si trova all’estero, L’ex politico ha respinto ogni forma di passività. Ha sostenuto che non è ammissibile restare seduti a cercare scuse solo perché altri non condivide la visione ambientalista. Il cambiamento, ha specificato, non si conquista con le recriminazioni, ma con l’esempio.