Un colpo di scena “stellare” destabilizza il programma spaziale americano. A pochi giorni dalla conferma ufficiale del Senato, la Casa Bianca ha annunciato il ritiro della nomina di Jared Isaacman alla guida della NASA.
Una decisione che sorprende non solo per i tempi, ma anche per le implicazioni politiche e personali: Isaacman era considerato una figura di fiducia per Elon Musk, e la sua candidatura rappresentava una convergenza tra ambizioni private e obiettivi pubblici nello spazio.
Donald Trump ha comunicato il dietrofront con un post su Truth Social, affermando di aver rivalutato le precedenti affiliazioni del candidato e ha dichiarato che a breve termine avrebbe nominato un nuovo rappresentante, “allineato con la missione e pronto a mettere gli Usa al primo posto nella volta celeste”.
La portavoce della White House, Elizabeth Huston, ha ribadito che il prossimo aspirante dovrà sostenere l’America First, lo slogan politico che rappresenta la visione nazionalista e isolazionista, oltre a guidare l’ambiziosa visione dei repubblicani: piantare la bandiera americana su Marte. Nessun dettaglio, tuttavia, è stato fornito sulle motivazioni del ritiro.
Isaacman, imprenditore miliardario e pilota esperto, noto anche per aver volato a bordo di un MiG-29, non ha rilasciato commenti. Eppure, fino a poche ore prima della notizia, tutto sembrava procedere come previsto. La sua candidatura, annunciata da Trump già a dicembre, aveva superato senza intoppi la Commissione Commercio del Senato ad aprile e si apprestava ad affrontare il voto dell’aula subito dopo la pausa del Memorial Day.
Inoltre, l’aviatore che non è un volto nuovo nel mondo aerospaziale ma un veterano, ha stretti rapporti con SpaceX, la compagnia del magnate sudafricano. Proprio Musk, intervenendo su X, lo aveva descritto come “una persona rara, competente e di buon cuore”.
L’esclusione, secondo fonti vicine al dossier, avrebbe indiscutibilmente radici politiche. Alcuni membri dello staff presidenziale avrebbero sollevato dubbi sui legami passati del pilota con figure vicine ai Democratici. Un sospetto che, secondo alcuni osservatori, avrebbe scatenato un effetto boomerang, portando il leader del GOP a scegliere la strada del ritiro per marcare una linea di rigore politico.
Nelle sue prime dichiarazioni dopo la nomina, Isaacman aveva promesso di lavorare per una NASA che guardasse alle stelle senza compromessi: aveva parlato dell’obiettivo di trasformare l’umanità in una civiltà spaziale e di ispirare le future generazioni a guardare verso l’alto.