Un documento riservato dell’esercito statunitense ha rivelato i piani per espellere le truppe transgender dal servizio attivo entro la prossima settimana, fissando al 6 giugno la scadenza per un’uscita volontaria. Oltre quella data, si attende l’avvio di separazioni obbligatorie per coloro che decideranno di restare.
In base alle nuove linee guida interne ottenute dalla rete televisiva statunitense CBS News, l’esercito ha anche definito con precisione come individuare e gestire i soldati con disforia di genere, facendo riferimento non più all’identità espressa, ma esclusivamente al sesso assegnato alla nascita. Questa direttiva obbliga il personale a rivolgersi ai soldati transgender con i pronomi corrispondenti al loro elemento biologico, ignorando così le preferenze individuali, anche se si tratta di superiori.
Gli ufficiali saranno altresì tenuti a monitorare attentamente qualsiasi segnale riconducibile alla “condizione”, tra cui richieste mediche, comportamenti pubblici o persino conversazioni private. Ogni sospetto deve portare a una revisione della cartella clinica del militare, mentre gli accertamenti sanitari di routine potranno includere domande specifiche sull’identità.
Queste misure sembrano contraddire le promesse pubbliche del segretario alla Difesa Pete Hegseth, che a febbraio aveva assicurato che le persone queer sarebbero state trattate con dignità e rispetto. Tuttavia, in dichiarazioni successive, il politico aveva usato un linguaggio molto duro, definendo inaccettabile la presenza di membri del servizio in abiti “non conformi”.
Il maggiore Kara Corcoran, ufficiale di fanteria transgender con 17 anni di servizio e veterana dell’Afghanistan, ha aspramente criticato le nuove direttive, sostenendo che superano in ostilità la vecchia politica “non chiedere, non dire”, perché mirano apertamente a identificare e isolare i soggetti transgender. Corcoran ha inoltre ricordato come migliaia di soldati trans abbiano servito con distinzione e senza alcun impatto negativo sulla coesione o la prontezza militare.
La disforia di genere è definita dal Dipartimento della Difesa come una marcata incongruenza tra la condizione vissuta e quella assegnato alla nascita, che causa disagio clinico o compromissione in ambiti sociali e lavorativi. Le linee guida dell’esercito descrivono questa identità come contraria ai valori di disciplina e veridicità richiesti, ribadendo l’importanza di allineare uniformi, standard fisici e spazi comuni al sesso biologico.
A seguito di queste normative, i militari trans che verranno indirizzati in aree apposite riceveranno un codice speciale che potrà compromettere l’ottenimento di autorizzazioni di sicurezza per lavori futuri, aggravando ulteriormente la loro condizione dopo il servizio.