La boxe mondiale si trova di fronte a una svolta controversa e delicata. Imane Khelif, la giovane stella algerina e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi, è stata esclusa da tutte le competizioni di World Boxing fino a quando non si sottoporrà ai nuovi test genetici obbligatori. Una decisione che divide lo sport e riapre il dibattito su identità, regolamenti e diritti degli atleti nelle categorie maschili e femminili.
La decisione, annunciata ufficialmente nei giorni scorsi, è arrivata in seguito alle crescenti polemiche sulla presenza della pugile alla prossima Eindhoven Box Cup, il più grande torneo di boxe olimpica dei Paesi Bassi, giunto alla sua ottava edizione in programma dal 5 al 10 giugno 2025 a Eindhoven. World Boxing ha fatto sapere di aver contattato la Federazione algerina per comunicare che la sportiva non potrà competere nella categoria femminile se non si adeguerà al nuovo protocollo di screening genetico, in linea con i regolamenti e le procedure stabiliti dall’ente.
Al centro della controversia ci sono i dubbi emersi già durante i Mondiali dello scorso anno, quando sia Khelif che un altro pugile furono dichiarati non idonei a gareggiare nella categoria femminile. Tuttavia, non furono forniti dettagli ufficiali sui criteri utilizzati per escluderli dalla competizione. A contribuire alla diatriba, anche l’International Boxing Association IBA, l’organo storico di governo del pugilato, già estromesso in modo permanente dai Giochi Olimpici per cattiva governance e mancanza di trasparenza, che avrebbe sollevato ulteriori interrogativi sull’identità di genere dell’atleta.
Khelif, è ora diventata il simbolo involontario di un acceso dibattito che intreccia sport e diritti. Anche se l’introduzione dei test genetici obbligatori, ha come obiettivo quello di stabilire linee guida più precise, la misura rischia di sollevare critiche e tensioni ancora maggiori, soprattutto in un contesto globale in cui le questioni legate al genere sono sempre più complesse e sensibili.