In Brasile è in atto uno scontro fra poteri in cui sono coinvolti gli Stati Uniti. La vicenda è leggermente contorta, ma significativa. L’ultimo tassello risale a lunedì, giorno in cui è stata data la notizia che Eduardo Bolsonaro – figlio di Jair, presidente del Brasile dal 2019 al 2022 – è sotto indagine della magistratura brasiliana per i reati di coercizione, ostruzione di indagine e abolizione violenta dello stato di diritto democratico.
In pratica, Bolsonaro Junior è stato accusato di richiedere l’intervento di Washington per contrastare l’azione di un giudice del suo Paese. Il magistrato in questione, Alexandre de Moraes, fa parte della Corte suprema brasiliana ed è stato recentemente al centro delle cronache internazionali per aver ordinato la temporanea chiusura di X (ex Twitter) nello Stato.
Eduardo Bolsonaro, terzo dei cinque figli di Jair, ha quarant’anni ed è stato deputato federale dal 2015, salvo dimettersi dall’incarico lo scorzo marzo. Ha infatti deciso di trasferirsi a Washington per dedicarsi “integralmente” alla ricerca delle “dovute sanzioni ai violatori dei diritti umani” e a “recuperare le libertà perdute” in Brasile, come da lui affermato. Il riferimento è a quella che ritiene una deriva democratica del suo Paese.
L’indagine attualmente in corso è stata avviata dalla Procura Generale della Repubblica (Pgr) e nello specifico dal procuratore generale Paulo Gonet. Secondo quest’ultimo, Bolsonaro avrebbe rilasciato dichiarazioni e interviste “manifestatamente intimidatorie” ai danni di pubblici ufficiali, investigatori procuratori e magistrati. A motivare l’indagine è il tentativo dell’ex deputato di far sanzionare il giudice Moraes dagli Stati Uniti, tentativo per cui il quarantenne sta sfruttando i suoi contatti con l’Amministrazione Trump. “La minaccia – afferma il procuratore Gonet – consiste nella prospettiva che il governo americano adotti azioni punitive, su impulso dello stesso Eduardo Bolsonaro, che si presenta come soggetto particolarmente influente presso le istituzioni Usa e dichiara di aver promosso e favorito tali iniziative in varie sedi”. A tal proposito il segretario di Stato Marco Rubio ha di recente affermato che “c’è una grande possibilità” che il giudice Moraes venga sanzionato. Anche se ancora non si sa con precisione in che modo. Una possibilità è che al giudice venga impedito l’accesso agli Stati Uniti.

Il motivo di tanto attivismo da parte di Eduardo Bolsonaro è dovuto alle indagini di Moraes sul padre Jair, già interdetto dalla possibilità di ricandidarsi fino al 2030 e privato del suo passaporto da marzo 2024. Lo stop alla candidatura dell’ex presidente è dovuto all’indagine – sfociata due mesi fa nell’inizio di un processo – per il tentato colpo di stato di fine 2022 che fece seguito alle elezioni in cui era stato sconfitto dall’attuale presidente Lula da Silva.
Il modus operandi di Jair Bolsonaro era stato del tutto analogo a quello di Trump alle elezioni americane del 2020: screditare la macchina elettorale, denunciare brogli e rifiutare di riconoscere la sconfitta. Tutto culminato nell’assalto al Congresso di Brasilia l’8 gennaio 2023.
Gli elementi in mano agli inquirenti sono tanti e, secondo le varie ricostruzioni, il piano di Jair Bolsonaro era quello di assassinare Lula e il suo vicepresidente Geraldo Alckmin per rimanere al potere con la forza. Il golpe non sarebbe andato in porto per la mancata complicità di alcuni generali dell’esercito. Oltre all’ex presidente, a essere a processo sono attualmente in sette, fra questi l’ex capo dell’esercito Braga Netto che è stato arrestato a dicembre scorso con l’accusa di aver inquinato le prove. Dalle ricostruzioni emerge inoltre l’importante ruolo che ha avuto l’amministrazione di Joe Biden nel fermare il rischio (concretissimo) di una deriva democratica nel Paese sudamericano.
La battaglia all’interno del Brasile continua, anche perché, in assenza di Jair, Eduardo Bolsonaro è pronto a candidarsi alle prossime presidenziali. “Se mio padre mi desse questa missione, la porterei a termine”, ha affermato venerdì. L’appuntamento è a ottobre 2026, quando a Washington ci sarà ancora Trump. Il quale difficilmente sarebbe un ostacolo ai piani di casa Bolsonaro.