Una tregua di sessanta giorni nella Striscia di Gaza, il rilascio di dieci ostaggi e la consegna di 18 corpi in cambio della liberazione di 305 prigionieri palestinesi sono le condizioni dell’accordo avanzato da Steve Witkoff, inviato speciale in Medio Oriente per gli Stati Uniti. Per il momento, solo Israele ha accettato questo piano. I leader di Hamas, tramite il capo in esilio Bassem Naim, hanno fatto sapere che stanno “esaminando la proposta”, anche se “non risponde alle richieste del nostro popolo, prima tra tutte quella di porre fine alla guerra e alla carestia”. BBC ha riferito che il gruppo sarebbe più incline a rifiutare.
Naim ha dichiarato all’Afp: “La risposta di Israele significa in sostanza la perpetuazione dell’occupazione, la prosecuzione degli omicidi e della fame, anche durante il periodo di tregua temporanea”. Hamas vuole un cessate il fuoco duraturo, il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza, il completo accesso agli aiuti umanitari.
Il piano di Witkoff, secondo Naim, favorirebbe il primo ministro Benjamin Netanyahu, che invece aveva già confermato alle famiglie degli ostaggi di aver accettato. Il presidente israeliano ha espressamente dichiarato di voler annientare Hamas, controllare la Striscia a tempo indeterminato e sembra essere incline all’idea di trasferire la popolazione palestinese da qualche altra parte non ancora specificata, violando così il diritto internazionale.
Finché la due parti non scenderanno a un compromesso, i negoziati andranno avanti a rilento mentre la popolazione a Gaza muore di stenti. Dopo tre mesi di blocco totale sull’accesso di aiuti umanitari nella Striscia, da qualche giorno Israele ha concesso l’entrata di un centinaio di camion gestito dalle Nazioni Unite da una parte e dalla Gaza Humanitarian Foundation – progetto statunitense con base in Svizzera e veicolato da Israele – dall’altra. L’Onu l’ha accusata di essere uno strumento di pressione militare.
Intanto, continuano gli attacchi di Israele nella Striscia. Nella giornata di giovedì, il bilancio dei morti è stato di 70, secondo il Ministero della Salute palestinese. L’ospedale di Al-Awda, nel Nord, l’unico ancora operativo in tutta Gaza, è stato evacuato con la forza dall’IDF. Pazienti e personale medico sono stati obbligati a uscire, secondo quanto riferito dalla struttura sanitaria.