Secondo quanto riportato mercoledì dal Financial Times, l’amministrazione Trump starebbe impedendo ad alcune aziende americane hi-tech di vendere alla Cina software per la progettazione semiconduttori e di tecnologie aeronautiche.
Tra le aziende interessate dalle nuove disposizioni vi sarebbero Cadence, Synopsys e Siemens EDA. Il New York Times ha successivamente riportato mercoledì che anche le esportazioni di tecnologie per motori a reazione e di alcuni prodotti chimici sono state sospese.
Mercoledì il Dipartimento del Commercio ha dichiarato di star “riesaminando le esportazioni di importanza strategica verso la Cina”. Come affermato da un portavoce, in alcuni casi l’agenzia ha sospeso le licenze di esportazione esistenti o imposto requisiti aggiuntivi in attesa della revisione.
La mossa potrebbe essere l’ultimo colpo, in ordine di tempo, nella guerra commerciale in corso tra le due maggiori potenze economiche del mondo. Dopo l’incontro a Ginevra tra i funzionari del governo cinese e quelli dell’amministrazione Trump, all’inizio di questo mese, gli Stati Uniti hanno ridotto i dazi sui prodotti provenienti dalla Cina, dal 145% al 30%. Nel frattempo, la Cina ha ridotto i dazi sui prodotti americani dal 125% al 10%.
La “tregua” scadrà ad agosto e mira a fornire ad entrambi i Paesi più tempo per negoziare un accordo commerciale potenzialmente a lungo termine. Tuttavia, non è escluso che le due potenze possano aumentare nuovamente le reciproche tariffe.
In una dichiarazione rilasciata alla CNN, Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese negli Stati Uniti, ha affermato che Pechino “si oppone fermamente all’eccessiva estensione del concetto di sicurezza nazionale da parte degli Stati Uniti, all’abuso dei controlli sulle esportazioni, ed alla repressione dolosa nei confronti della Cina”.
Come spiegato dallo stesso Pengyo, inoltre, Pechino “seguirà da vicino gli sviluppi rilevanti di tale vicenda, e adotterà misure risolute per difendere con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi”.