Dopo l’invasione russa del 2022, il recupero dei cani abbandonati nelle zone colpite è diventato una missione nazionale per l’Ucraina. Gli animali salvati dal conflitto sono oggi accolti in case, studi d’artisti, ristoranti e persino musei. Ex soldati, famiglie sfollate e volontari raccontano storie di legami profondi, spesso salvifici, che hanno contribuito a trasformare il Paese in una delle nazioni più dog-friendly d’Europa. Un gesto che – come afferma un medico militare – riflette “i valori morali della nostra società”.
Sin dai primi mesi della guerra, l’operazione di salvataggio è stata sostenuta anche dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Per proteggere gli animali e alleviare lo stress del personale, Kuleba ha autorizzato i dipendenti del ministero a portare i propri cani al lavoro. Lui stesso ha adottato due trovatelli, Marik e Puzan, strappandoli alla desolazione delle aree bombardate.
Come riportato dal Washington Post, numerosi racconti testimoniano il legame che si è creato tra persone e animali nei contesti più drammatici. Il soldato Mykola Kulivets, ad esempio, ha adottato la cagnolina Zhuzha dopo che questa aveva partorito sotto la sua branda durante un attacco. Kulivets si è poi occupato di trovare casa anche ai cuccioli.
Molti civili hanno fatto lo stesso. Hanna Rudyk ha accolto Latka per aiutare sua figlia a superare il trauma della guerra. L’artista Olesya Drashkaba ha trovato nella compagnia della cagnolina Lisa, salvata a Lysychansk, un’occasione per ritrovare fiducia e nuove relazioni. L’avvocata Olha Kotlyarska e il suo cane Khvoya, entrambi segnati dal conflitto, stanno affrontando insieme un percorso di guarigione.
Numerose altre storie coinvolgono volontari, medici, giornalisti e cittadini comuni che hanno scelto di adottare cani ritrovati nelle aree più pericolose, offrendo loro rifugio, affetto e una nuova possibilità.
A sostegno di questo impegno è nata anche la prima missione in Ucraina della ONG Save the Dogs. “Era praticamente deserto a Cernavoda quella mattina mentre caricavamo le provviste per Odessa, punto strategico per la spedizione di aiuti e cibo per gli animali”, racconta Gregg Tully, direttore esecutivo di Save the Dogs Romania. “Attraversato il confine, ci trovammo davanti a ponti crollati, case distrutte e, ovunque, cani e gatti vaganti in cerca di cibo e riparo dal freddo pungente.”
Questi animali non sono solo compagni affettuosi ma sono anche testimoni silenziosi e partecipanti indiretti della guerra. Portano conforto, rinsaldano legami umani e ricordano – come ha detto un soldato – che il modo in cui trattiamo gli animali è un riflesso diretto della nostra umanità.