Il sogno americano sembra perdere appeal. Mentre il mondo guarda con apprensione alla politica commerciale degli Stati Uniti, i dati parlano chiaro: il turismo verso la prima economia del mondo è in flessione. Secondo un’analisi condotta da Trivago, la piattaforma di ricerca alberghiera del gruppo Expedia, le prenotazioni alberghiere verso il paese a stelle e strisce da parte di turisti provenienti da Canada, Giappone, Messico e Germania sono in netto calo. In tutti questi stati, le scelte dei viaggiatori sembrano riflettere una risposta alle tensioni scatenate dai dazi imposti dall’amministrazione Trump.
Il Canada, più di ogni qualsiasi altra nazione, manifesta il proprio malcontento. Le affermazioni del presidente americano, che avrebbe più volte alluso all’idea di annettere il Paese come “51esimo stato”, hanno alimentato un sentimento di irritazione diffuso tra i cittadini, sempre meno propensi a considerare gli USA come destinazione per le proprie vacanze.
Ma il fenomeno è più ampio. Anche Giappone e Messico, entrambi nel mirino delle prime tariffe del 25% annunciate da Trump il 1° febbraio, registrano una diminuzione a doppia cifra nelle prenotazioni. La Germania, pur non subendo ancora imposte pesanti, è da tempo oggetto di minacce economiche da parte della Casa Bianca, e la domanda dei “vacanzieri” tedeschi si mostra in forte contrazione.
La tendenza globale solleva quindi preoccupazioni. Il settore turistico statunitense, che ha un valore di circa 2.600 miliardi di dollari, comincia a temere un vero e proprio “Trump slump”, un crollo delle presenze legato alle scelte del leader repubblicano. A rafforzare questo timore sono anche i dati del National Travel and Tourism Office, secondo le rilevazioni a marzo le visite negli USA dall’estero sono diminuite dell’11,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Apparentemente al riparo dal fenomeno, il Regno Unito che non registra variazioni significative nelle prenotazioni. A contribuire a questa stabilità sono l’assenza di tariffe commerciali concrete e il recente accordo commerciale definito “rivoluzionario” siglato con Washington.
Tuttavia, nell’isola è stato registrato un aumento del 25% nella domanda di viaggi nazionali per i mesi estivi. Secondo Johannes Thomas, amministratore delegato di Trivago, in tempi di instabilità le persone tendono a restare più vicine a casa. Londra, Edimburgo, York, Blackpool e Manchester risultano tra le destinazioni più ricercate dai britannici, a scapito delle tradizionali vacanze oltreoceano.
Anche all’interno degli stessi confini americani, i segnali non sono incoraggianti, la piattaforma tedesca, ha rilevato una crescente propensione dei viaggiatori a cercare soluzioni più economiche per le destinazioni, con una domanda maggiore per hotel di categoria inferiore e a basso costo. Segno di un’economia percepita come incerta e di un clima di generale prudenza nei consumi.